Uno dei bisogni umani più importanti è quello di riconoscimento. Ognuno ha bisogno di essere riconosciuto dagli altri per l’immagine che ha di sé stesso (cioè per ciò che crede e sente di essere) anche se questa non corrisponde alla realtà. E siccome tendiamo ad amare chi soddisfa i nostri bisogni e a odiare chi li frustra, tendiamo ad essere benevoli verso coloro da cui ci sentiamo riconosciuti, e malevoli verso coloro che non riconoscono i meriti, le qualità e la buona fede che crediamo di avere.
In altre parole, troviamo simpatici coloro che ci riconoscono e ci accettano per ciò che siamo (o crediamo di essere) e antipatici quelli che ci disconoscono, cioè non credono all’immagine che abbiamo di noi stessi e a come vogliamo apparire, e pertanto ci ritengono più o meno falsi, illusi, ignoranti, arroganti o presuntuosi.
Il riconoscimento e il disconoscimento si esprimono sia nella comunicazione verbale che in quella non verbale. La seconda è a volte la più significativa perché normalmente involontaria e difficilmente mistificabile.
Riconoscimento e disconoscimento sono normalmente reciproci, come la simpatia e l’antipatia che ne derivano. Infatti tendiamo a dare credito (e quindi riconoscimento) alle persone che ci riconoscono e discredito (e quindi disconoscimento) a quelle che ci disconoscono.
Conseguenza dei suddetti fenomeni è che tendiamo ad autoilluderci, cioè a vedere il male dove c’è il bene e il bene dove c’è il male, negli altri e in noi stessi.