La reazione emotiva è veloce, derivando dalla parte istantanea del cervello, che spesso ci salva la vita; entro certi limiti, possiamo controllarla con la reazione più lenta, detta cognitiva anche se il meccanismo è sempre connessionista. Se mettiamo inconscio al posto di veloce, ripetiamo lo stesso schema. Non affermo che il cosiddetto inconscio derivi dalla parte veloce del cervello, non lo so, ipotizzo solo che lo schema sia lo stesso. In entrambi i casi la reazione lenta tenta di prevedere l’effetto della azione veloce (che però spesso si è già messa in moto).
Pietro, sicuramente c’è una questione di velocità, e la reazione cognitiva è sempre più lenta di quella cognitiva, tuttavia, quello che volevo sottolineare, nel mio aforisma, è il “fatto” (anche se non può essere ancora dimostrato scientificamente) che la reazione emotiva “orienti” ovvero “influenzi” quella cognitiva, determinando il fenomeno psicologico noto come “bias cognitivo”.
La reazione veloce orienta quella lenta perché modifica o sta per modificare (capacità di previsione) la situazione e quindi la riflessione lenta ne tiene conto o cerca di farlo.
Es. ricevo un gestaccio mentre guido, il dito medio sta per scattare, c’è una frazione di secondo per decidere di fermarmi.
[Per me l’esempio di Giovanni è totalmente nel campo delle reazioni lente, tutte simili, spesso non espresse in modo formale compiuto, ma ben considerate.]
Pietro, secondo me l’inconscio segue delle logiche automatiche, ripetitive (che danno sempre gli stessi esiti se non intervengono ragionamenti coscienti inconsueti) e in quanto automatiche le sue reazioni sono sempre veloci, anzi velocissime, immediate.
Giovanni Milone
Pietro, tra il gestaccio e l’impulso del dito medio non vi è dunque una valutazione cognitiva (seppur veloce)?
Scrivevo “c’è una frazione di secondo per decidere di fermarmi” e quella è la valutazione lenta, se vuoi chiamarla cognitiva va bene, ma insisto che è tutto frutto delle connessioni.
Giovanni Milone
Ti ho letto, ma intendevo tra il gestaccio e l’impulso, non tra l’impulso e la sua attuazione.
Tra il gestaccio e l’impulso veloce la velocità è altissima, come quando intravedo un ostacolo e reagisco, però posso frenarlo prima dell’attuazione (non sempre).
Giovanni Milone
Credo che ci siano sempre e solo concatenazioni di elementi emotivi e cognitivi.
Poniamo che qualcuno ti mostri che un tuo ragionamento è sbagliato.
Se la tua filosofia di fondo è “Non posso permettermi di sbagliare” (elemento cognitivo), puoi provare fastidio (elemento emotivo). Se a questo punto pensi “Nessuno può permettersi di infastidirmi, è mio diritto star bene” (elemento cognitivo), provi un senso di ingiustizia (elemento emotivo). Un tuo amico filosofo, di cui ti fidi, ti ha però detto che “non esistono i diritti”. Pensi dunque di aver “sbagliato” (elemento cognitivo). Provi un leggero senso di colpa (elemento emotivo). E così via.
Giovanni, sono d’accordo. E’ un fenomeno complesso e ricorsivo, un’interazione circolare che può avere esiti costruttivi e distruttivi, e di cui conviene essere consapevoli. Comunque un esito molto comune e deprecabile è il “bias cognitivo”.
Pietro
Scrivevo “c’è una frazione di secondo per decidere di fermarmi” e quella è la valutazione lenta, se vuoi chiamarla cognitiva va bene, ma insisto che è tutto frutto delle connessioni.
La reazione emotiva è veloce, derivando dalla parte istantanea del cervello, che spesso ci salva la vita; entro certi limiti, possiamo controllarla con la reazione più lenta, detta cognitiva anche se il meccanismo è sempre connessionista. Se mettiamo inconscio al posto di veloce, ripetiamo lo stesso schema. Non affermo che il cosiddetto inconscio derivi dalla parte veloce del cervello, non lo so, ipotizzo solo che lo schema sia lo stesso. In entrambi i casi la reazione lenta tenta di prevedere l’effetto della azione veloce (che però spesso si è già messa in moto).
Pietro, sicuramente c’è una questione di velocità, e la reazione cognitiva è sempre più lenta di quella cognitiva, tuttavia, quello che volevo sottolineare, nel mio aforisma, è il “fatto” (anche se non può essere ancora dimostrato scientificamente) che la reazione emotiva “orienti” ovvero “influenzi” quella cognitiva, determinando il fenomeno psicologico noto come “bias cognitivo”.
La reazione veloce orienta quella lenta perché modifica o sta per modificare (capacità di previsione) la situazione e quindi la riflessione lenta ne tiene conto o cerca di farlo.
Es. ricevo un gestaccio mentre guido, il dito medio sta per scattare, c’è una frazione di secondo per decidere di fermarmi.
[Per me l’esempio di Giovanni è totalmente nel campo delle reazioni lente, tutte simili, spesso non espresse in modo formale compiuto, ma ben considerate.]
Pietro, secondo me l’inconscio segue delle logiche automatiche, ripetitive (che danno sempre gli stessi esiti se non intervengono ragionamenti coscienti inconsueti) e in quanto automatiche le sue reazioni sono sempre veloci, anzi velocissime, immediate.
Pietro, tra il gestaccio e l’impulso del dito medio non vi è dunque una valutazione cognitiva (seppur veloce)?
Scrivevo “c’è una frazione di secondo per decidere di fermarmi” e quella è la valutazione lenta, se vuoi chiamarla cognitiva va bene, ma insisto che è tutto frutto delle connessioni.
Ti ho letto, ma intendevo tra il gestaccio e l’impulso, non tra l’impulso e la sua attuazione.
Tra il gestaccio e l’impulso veloce la velocità è altissima, come quando intravedo un ostacolo e reagisco, però posso frenarlo prima dell’attuazione (non sempre).
Credo che ci siano sempre e solo concatenazioni di elementi emotivi e cognitivi.
Poniamo che qualcuno ti mostri che un tuo ragionamento è sbagliato.
Se la tua filosofia di fondo è “Non posso permettermi di sbagliare” (elemento cognitivo), puoi provare fastidio (elemento emotivo). Se a questo punto pensi “Nessuno può permettersi di infastidirmi, è mio diritto star bene” (elemento cognitivo), provi un senso di ingiustizia (elemento emotivo). Un tuo amico filosofo, di cui ti fidi, ti ha però detto che “non esistono i diritti”. Pensi dunque di aver “sbagliato” (elemento cognitivo). Provi un leggero senso di colpa (elemento emotivo). E così via.
Giovanni, sono d’accordo. E’ un fenomeno complesso e ricorsivo, un’interazione circolare che può avere esiti costruttivi e distruttivi, e di cui conviene essere consapevoli. Comunque un esito molto comune e deprecabile è il “bias cognitivo”.
Scrivevo “c’è una frazione di secondo per decidere di fermarmi” e quella è la valutazione lenta, se vuoi chiamarla cognitiva va bene, ma insisto che è tutto frutto delle connessioni.