A mio parere, l’umorismo, il ridere, il sorridere, sono manifestazioni (esclusivamente umane) di sentimenti e atteggiamenti sociali. Infatti non c’è ilarità nella solitudine, ma solo in compagnia (reale o immaginaria).
Si assume un’espressione ilare per effetto di certe percezioni sociali e per mostrare intenzioni favorevoli nei confronti degli altri. Ciò che causa ed esprime ilarità è al tempo stesso un bisogno sociale attivo (un misto di desideri e paure) e la sua soddisfazione non esaustiva (e più o meno chiara) in termini di ottenimento dell’oggetto del desiderio e di rassicurazione contro la paura.
Non ci sarebbe ilarità se dagli altri non ci aspettassimo sia il bene che il male, la cooperazione e la competizione. In tal senso l’ilarità esprime un continuo passaggio tra un’aspettativa sfavorevole e un’altra favorevole nella percezione del comportamento altrui.
L’ilarità si può studiare più facilmente nei bambini, specialmente nei neonati. Il bambino ha una paura di fondo, più o meno intensa, di essere abbandonato, trascurato o maltrattato.
L’adulto che vuol fare ridere il neonato deve risvegliare tali paure attraverso una finzione esplicita, rassicurandolo al tempo stesso sul fatto che può contare sulla protezione (e sull’accudimento) da parte sua. E’ importante, quindi, che tra adulto e neonato passi il messaggio “questo è un gioco, uno scherzo, non una cosa reale”.
Si potrebbe dire che l’ilarità sia basata sulla finzione esplicita di un male e sulla vittoria del bene, in una relazione in cui i termini della finzione non sono chiari. In altri termini, si avverte la presenza di una finzione, ma non è chiaro quali parti della narrazione o del comportamento in questione siano vere e quali finte.
Il fatto di non sapere dove sia esattamente la finzione causa spesso una tensione, più o meno intensa, visibile nei tratti del volto, specialmente intorno alla bocca e agli occhi. La tensione si trasforma di colpo in risata quando si capisce ad un tratto dov’era la finzione, e il quadro diventa improvvisamente chiaro e totalmente rassicurante.
Si può anche dire che l’ilarità è caratterizzata dall’aspettativa di una ricompensa sociale, quando non si sa bene come essa si presenterà, per cui c’è una leggera tensione dovuta all’incognita. In altre parole, l’incertezza, unita all’aspettativa di un lieto fine, è un ingrediente fondamentale dell’ilarità.
Per concludere, l’ilarità è, a mio avviso, sempre accompagnata da un piacere, dovuto alla risoluzione di una tensione o di un immaginario timore, e al conseguente piacere della sorpresa.