Sul cosiddetto libero arbitrio

Sul cosiddetto libero arbitrio

In ogni momento, in ogni umano avvengono simultaneamente un gran numero di scelte (ovvero vengono prese decisioni) volontarie e involontarie, consapevoli e inconsapevoli, che influenzano il proprio futuro.

Nessuna di queste scelte è libera, dato che nemmeno la volontà lo è, in quanto è il risultato di scelte involontarie (non si può volere ciò che si vuole).

Siamo obbligati a scegliere, e non possiamo non scegliere, se non su qualche raro dilemma.

Ogni scelta, anche la scelta di non scegliere, produce delle conseguenze. Anche la continuità senza variazioni di una situazione è una conseguenza prodotta da certe scelte.

Il modo in cui un umano sceglie (consciamente o inconsciamente, volontariamente o involontariamente) è determinato dalla propria costituzione fisica e mentale (che include propria memoria) e dalle informazioni che il suo corpo (che include la mente) riceve dall’esterno al momento della scelta e che circolano al suo interno.

Ogni umano è dunque schiavo della propria costituzione e dei propri meccanismi di scelta, ma ha dei poteri, come ogni schiavo. D’altra parte, il poter scegliere e il poter fare ciò che si è scelto di fare non implica che la scelta sia libera.

Molti ritengono che una scelta non è libera solo se è determinata da fattori esterni alla persona, ma occorre considerare che vi sono fattori decisionali interni alla persona, che non fanno parte dell’io, e che quindi sono esterni rispetto ad esso. Principalmente si tratta di fattori emotivi, e le emozioni sono involontarie.

Paradossalmente, la consapevolezza della propria schiavitù esistenziale (siamo tutti schiavi di noi stessi e del nostro ambiente) può aiutare a fare scelte migliori per soddisfare i propri bisogni, dei quali siamo anche schiavi.

Insomma, siamo schiavi dei nostri bisogni e dei nostri meccanismi di soddisfazione dei bisogni stessi.

Una delle scelte più importanti che facciamo continuamente riguarda quali bisogni soddisfare e quando soddisfarli, e quali bisogni non soddisfare.

Infatti, per soddisfare certi bisogni dobbiamo rinunciare a soddisfarne certi altri, per cui i bisogni sono organizzati gerarchicamente e strumentalmente (nel senso che ogni bisogno, se soddisfatto, può facilitare la soddisfazione di altri bisogni).

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