Il bambino generalmente si aspetta dai genitori premi e castighi legati rispettivamente all’obbedienza e alla disobbedienza, e prova piacere nel primo caso, e dolore nel secondo.
Putroppo i genitori generalmente fanno credere al bambino che la sua obbedienza sia assolutamente necessaria (e indiscutibile) in base a principi morali generali e astratti, e non per soddisfare l’interesse dei genitori stessi.
Ma nessuno premia nè castiga un adulto come fa un genitore. Inutile dunque cercare i premi, e fuggire i castighi, tipici della relazione bambino-genitore. A un adulto si applicano solo premi e castighi da parte di altri adulti, cioè ricompense che dipendono solo dalla misura in cui l’adulto soddisfa gli interessi di altri adulti come lui.
Tuttavia nell’inconscio spesso sopravvivono e continuano ad agire strutture mentali di origine infantile che generano ansie e tristezze, oltre che gioie, infondate. Si tratta del presentimento di castighi o di premi da parte di figure di status superiore come lo erano i propri genitori, figure poi sostituite da ipostasi come il gruppo, la comunità, la patria, o qualche divinità o entità spirituale.
Una psicoterapia dovrebbe pertanto servire, tra l’altro, a individuare le strutture mentali inconsce in cui agiscono presentimenti di premi e castighi di origine infantile, allo scopo di neutralizzarne gli effetti indesiderati, come inibizioni, manie, compulsioni, depressioni, ansie, paure, attacchi di panico ecc.