Introduzione al caffè filosofico del 24/3 sul tema “Cancel Culture”

Introduzione al caffè filosofico del 24/3 sul tema “Cancel Culture”

Il vocabolario Treccani definisce la “cancel culture” come segue:

“Atteggiamento di colpevolizzazione, di solito espresso tramite i social media, nei confronti di personaggi pubblici o aziende che avrebbero detto o fatto qualche cosa di offensivo o politicamente scorretto e ai quali vengono pertanto tolti sostegno e gradimento.” 

Cito alcuni paragrafi dall’articolo di Wikipedia dedicato alla “cancel culture”:

“La locuzione cancel culture (in italiano cultura della cancellazione o cultura del boicottaggio) è usata per indicare una forma moderna di ostracismo nella quale qualcuno diviene oggetto di indignate proteste e di conseguenza estromesso da cerchie sociali o professionali – sia online sui social media, che nel mondo reale, o in entrambi.”

“… la locuzione si è rapidamente estesa a tutti quegli ambiti di revisionismo e moderna iconoclastia che chiedono a vario titolo la rimozione di monumenti, riconoscimenti e toponomastica e in generale all’azione del politicamente corretto.”

“… in Italia la locuzione è utilizzata per lo più come “termine ombrello in cui sono ricadute l’iconoclastia, la censura preventiva degli editori, le polemiche sulle favole”, eccetera.”

“La denuncia della cultura della cancellazione viene contrastata da chi giudica il termine stesso come sproporzionato all’effettiva portata dei fenomeni descritti: non si sarebbero in ogni caso registrati casi effettivi di cancellazione di opere, né censure di artisti, intellettuali, autori, che possano essere oggettivamente attribuiti a una presunta “cultura” o fenomeno univoco e riconoscibile come tale.”

Un caso eclatante e molto rappresentativo di “cancel culture” è descritto nell’articolo dal titolo “Rimosso a New York il monumento a Theodore Roosevelt”, in cui si parla della rimozione di una statua di bronzo che si ergeva davanti al Museo di Storia Naturale. Vedi la foto e leggi l’articolo.

Seguono i link ad altri articoli utili per approfondire il tema.

Cosa vuol dire “cancel culture” (Il Post)

Cancel culture, che cos’è davvero la “cultura della cancellazione (La Repubblica)

Segue una lista di parole chiave pertinenti al tema in discussione:

stigmatizzazione, boicottaggio, iconoclastia, ostracismo, politicamente scorretto, revisionismo, libertà d’espressione, conformismo ideologico, standard morali,  censura, decontestualizzazione, conformismo, intolleranza.

Per stimolare la discussione vi suggerisco di rispondere a domande come le seguenti:

  • Quanto la cancel culture è utile? Quanto è nociva?
  • In quali casi nuoce alla stessa cultura?
  • Chi sono gli “attivisti” della cancel culture? Chi sono i suoi detrattori? Voi siete tra i primi o tra i secondi?
  • Quanto è esteso questo fenomeno?
  • È un fenomeno di élite e/o di massa?
  • Quanto questo fenomeno è esagerato dai media?
  •  Si tratta di un vero o falso problema?
  • Quanto è efficace la cancel culture e quanto è controproducente, dato che aumenta la notorietà delle persone che essa prende di mira?
  • È giusto rendere un film o un libro inaccessibile perché un suo attore protagonista o autore è stato condannato per un crimine?
  • Ad esempio, è giusto impedire la circolazione di un libro come “Mein Kampf” di Adolf Hitler?
  • In Via del Foro Italico a Roma c’è un obelisco con la scritta “DUX”. Pensate che debba essere rimosso?
  • Chi dovrebbe tener conto dei fermenti della cancel culture?

Concludo con una citazione di Rowan Atkinson (Mr. Bean) a proposito della cancel culture:

“È importante essere esposti a un ampio spettro di opinioni, ma quello che abbiamo ora è l’equivalente digitale della folla medievale che si aggirava per le strade in cerca di qualcuno da bruciare”.

A voi la parola.

3 commenti

  1. cesare trematore

    Per capire la Cancel Colture è conveniente partire dai suoi presupposti teorici che negli Stati Uniti sono espressi da quella che viene comunemente chiamata la “French Theory”. Viene chiamata così perchè si ispirati soprattutto ai lavori di Foucault, Deridda, Lyotard. Ma anche la teoria della parola performativa, Austin e Althusser fra gli altri, hanno avuto una grossa influenza sulla elaborazione della FT.
    I temi centrali della FT includono il dubitare che qualsiasi verità umana fornisca una rappresentazione oggettiva della realtà, concentrandosi sul linguaggio e sul modo in cui le società lo usano per creare le proprie realtà locali ed i loro sistemi di potere. In questo modo viene negata l’esistenza di un base comune universale in quanto comune a tutti gli uomini e tutte le civiltà.
    Nega altresì la conoscenza della realtà oggettiva prodotta dal metodo scientifico, metodo che ci ha permesso di costruire la modernità e ci permette di continuare a farlo. Perla FT, al contrario, la realtà è in definitiva il prodotto della nostra socializzazione e delle nostre esperienze vissute, come costruite dai sistemi linguistici.
    Su questa base teorica si sono sviluppate quelle che alcuni definiscono come le quarte ondate. Riporto qui una frase di Martha Roman del 2005. “ Le quarte ondate emergenti … parlano in termini di intersezionalità per cui la repressione delle donne può essere pienamente compresa solo in un contesto di emarginazione di altri gruppi e generi: il femminismo è parte di una più ampia coscienza dell’oppressione insieme a razzismo, età, classismo, abIlismo e orientamento sessuale.”
    Sono costituenti importanti di questa cultura speso chiamata negli States Postmodernismo, fra gli altri, il femminismo di quarta ondata, la Critical Race Theory, la Social Justice Theory. Il Postmordenismo negli States ha una definizione differente da quella più usata in Europa.
    Per essere più espliciti mentre il femminismo “liberal” aveva l’obiettivo di garantire alle donne gli stessi diritti ed opportunità del maschio adesso l’obiettivo è quello di “decostruire” l’identità maschile. E una filosofia che svaluta la realtà fisica è stata la base ideale per costruire la idea della identità di genere e del sesso come costrutto sociale.
    Lo stesso può dirsi per quanto riguarda le minoranze razziali. Dall’impegno liberal, ricordiamoci di Martin Luther King di avere gli stessi diritti ed opportunità dei bianchi, si è passati all’impegno di “decostruire” la civiltà ed i valori costruiti dalla civiltà occidentale bianca
    In sintesi Il comune nemico di queste classi che si ritengono oppresse sono la civiltà creata dal maschio bianco e basata sull’illuminismo, la scienza, i.e. la possibilità di una conoscenza oggettiva, e la filosofia liberal.

    L’abbattimento di statue può ritenersi un fatto poco più che folcloristico. Quello che importa e la egemonia culturale che questo movimento ha preso nelle università americana ed in una serie di ambiti. Dominazione caratterizzata da una notevole intolleranza e perché no bigottismo. In una università maggiore degli Stati Uniti un professore che aveva affermato che le donne preferiscono le materie umanistiche a quelle scientifiche ha dovuto ritrattare dopo che tutti i professori della stessa avevano firmato una lettera di censura nei suoi confronti.
    In un certo numero di università è stato abolito lo studio dei classici perché Male White Chauvinist. E qui mi fermo perché potrei fare un lungo elenco di errori
    Il peso politico di tutto ciò non può essere trascurato. È un di cui della radicalizzazione della cultura e quindi della politica americana e il fenomeno Trump non può essere capito se non tenendo presente la Cancel culture.

    PS Cancel Culture è un termine molto recente. Per capire i tempi di diffusione di questa cultura nel mondo anglosassone si possono vedere i grafici della diffusione delle locuzioni “French Theory” e “Critical Race Theory”. PS non sono riuscito ad incollarli

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