(Introduzione al caffè filosofico online del 9/1/2024, da me moderato)
Ho scelto questo tema perché nelle mie ricerche sulla natura umana mi sono reso conto che il piacere è di grande importanza per il funzionamento del sistema nervoso umano e per la cooperazione sociale, oltre che come ingrediente della felicità, ma, nonostante ciò, il termine “piacere” ha nella nostra cultura una connotazione piuttosto negativa, cioè dispregiativa, diminutiva o mistificata, probabilmente a causa delle nostre radici cristiane.
Infatti, nelle religioni abramitiche il piacere viene visto essenzialmente come minaccia di perdizione, cioè come qualcosa che allontana dalla devozione religiosa o dai doveri verso il prossimo, e in tali religioni le sole forme di piacere accettabili sono il piacere di beneficiare della grazia di Dio e il piacere che Dio concede all’Uomo in forme rigorosamente limitate come quello connesso con l’unione matrimoniale procreatrice, e con l’arte e la musica religiosa.
In altre parole, nella cultura cristiana, qualsiasi piacere estraneo al rapporto con la divinità e all’unione matrimoniale è generalmente considerato come effimero, ingannevole, spregevole, nocivo, antisociale, peccaminoso ecc.
Questo vale sia per il piacere sessuale o erotico, (specialmente per quanto riguarda la pornografia, la prostituzione, l’autoerotismo e la libertà sessuale) sia per il piacere connesso col consumo di sostanze ghiotte, inebrianti o stupefacenti.
In altre religioni, come ad esempio l’induismo, il taoismo, e il paganesimo greco-romano, il piacere viene invece elogiato o addirittura divinizzato (cioè considerato come dono degli dei), seppure entro certi limiti.
In filosofia, il piacere è stato valorizzato, seppure in modo misurato, da pochi autori, come ad esempio Epicuro, Spinoza, John Stuart Mill, Nietzsche, Aristotele, Russell.
Al di fuori delle religioni e delle filosofie, nella nostra civiltà il piacere viene generalmente tollerato o celebrato in modo più o meno discreto o eclatante (anche dai mass media), in connessione col benessere materiale, con il consumo di beni, con la gastronomia, con il lusso, con la moda, e con la contemplazione della bellezza dei corpi, degli oggetti, degli ambienti e delle opere d’arte.
Da parte mia, vorrei rendere giustizia alla nozione di piacere, evidenziandone gli aspetti salutari e quelli connessi con la qualità delle interazioni sociali, qualità che, a mio avviso, è un ingrediente fondamentale della felicità.
In altre parole, vorrei promuovere il piacere sostenibile, misurato, consensuale e non abusivo, nelle sue varie forme non religiose e, in particolare, i piaceri che un umano può procurare ad altri umani.
Infatti credo che i piaceri più grandi, più importanti e più desiderabili siano quelli che provengono dalle azioni, dalle intenzioni e dagli atteggiamenti di altre persone nei nostri riguardi. In tal senso auspico una maggiore consapevolezza e franchezza nella ricerca e nell’offerta di piaceri di natura interpersonale.
Prima di lasciarvi la parola, per chiarire di cosa stiamo parlando, vorrei citare alcune definizioni del termine “piacere” tratte dal vocabolario Treccani:
- Senso di viva soddisfazione che deriva dall’appagamento di desiderî, fisici o spirituali, o di aspirazioni di vario genere.
- In senso assoluto, contrapposto a dolore, è il tema, già dall’età socratica, di considerazioni e discussioni filosofiche, spesso antitetiche, volte a stabilirne e fissarne la natura, il ruolo che riveste nel comportamento umano, la valutazione che se ne deve fare dal punto di vista etico.
- In psicoanalisi, principio del piacere, uno dei due principî fondamentali del funzionamento psichico (l’altro è il principio di realtà), secondo il quale l’uomo tende costantemente a soddisfare i proprî bisogni al fine di ridurre la tensione che il loro insorgere aveva provocato; nel corso dello sviluppo ciò avviene dapprima tramite la soddisfazione diretta del bisogno, successivamente anche attraverso l’immaginazione e la sublimazione, e in via normale tramite l’adattamento al mondo esterno, in particolare alle persone e agli oggetti capaci di fornire gratificazione pulsionale.