Cos’è il pensiero?

Cos’è il pensiero?

(Introduzione al caffè filosofico del 6/10/2022 sul tema «Cos’è il pensiero?»)

Io definirei Il pensiero come l’atto, l’oggetto e il prodotto del pensare.

«Pensare», secondo il vocabolario Treccani, è l’attività psichica per cui l’uomo acquista coscienza di sé e del mondo in cui vive.

Sempre secondo il Treccani, il pensiero è una “pura rappresentazione mentale” distinta dai mezzi o dalle forme in cui viene espressa.

Direi dunque che “coscienza” e “rappresentazione” sono gli aspetti principali del pensiero e del pensare, vale a dire che il pensiero permette di rappresentare, o evocare, in modo cosciente e nel presente, qualcosa del mondo in cui si vive o di un mondo immaginario.

Strutturalmente, il pensare consiste nella concatenzazione di pensieri, ovvero di rappresentazioni mentali di aspetti del mondo di cui il soggetto ha avuto esperienza (cioè di rievocazioni di ricordi) o che il soggetto immagina o inventa anche senza averne avuto una reale esperienza.

A tal proposito oserei dire che pensare è simulare una parte della realtà, laddove la realtà simulata è più o meno realistica, ovvero più o meno corrispendente a quella reale che il soggetto desidera rappresentare.

A mio parere i pensieri elementari sono di due tipi: immagini mentali e simboli. Le immagini mentali sono ricordi di esperienze sensoriali (visive, auditive, olfattive, gustative, tattili). I simboli sono parole o segni ai quali viene dato un significato secondo la cultura in cui sono stati appresi.

Gli animali pensano? Suppongo di sì, ma solo mediante immagini mentali, ovvero ricordi di esperienze sensoriali, essendo, a quanto pare, gli animali incapaci (tranne eccezioni molto rare e rudimentali) di apprendere simboli e segni non geneticamente ereditati.

I pensieri sono normalmente interconnessi da relazioni logiche di causalità, affinità, appartenenza, coesistenza o comunità di scopo, secondo associazioni memorizzate nel cervello per effetto di esperienze.

Al pensiero è legata l’attenzione, in quanto l’attenzione cosciente del soggetto è rivolta verso ciò a cui sta pensando, o, viceversa, il pensiero è determinato da ciò a cui l’attenzione del soggetto è rivolta, che può essere un oggetto esterno o un’idea propria.

Il pensiero simbolico è a mio avviso un fenomeno sociale, dal momento che apprendiamo i simboli attraverso interazioni con altre persone. A tal proposito oserei dire che pensare è come conversare con persone immaginarie.

Sul pensiero possiamo farci tante domande, come ad esempio le seguenti:

  • a cosa serve pensare?
  • possiamo farne a meno?
  • il pensiero è volontario o involontario? Cioè: possiamo scegliere a cosa pensare e a cosa non pensare?
  • è possibile non pensare, ovvero pensare a nulla?
  • in che misura siamo liberi di pensare a qualsiasi cosa e in qualsiasi modo? Cioè: quali sono i limiti del pensiero?
  • possiamo pensare a qualcosa di cui non abbiamo mai avuto esperienza diretta o indiretta?
  • è possibile influenzare o censurare i propri pensieri?
  • possiamo cambiare il modo in cui abitualmente pensiamo?
  • possiamo imparare a rendere più produttivo o più utile il modo in cui pensiamo?
  • a quante cose possiamo pensare simultaneamente?
  • in che modo una persona può influenzare il pensiero di un’altra?

Chiudo con un proverbio arabo:

“Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero.”

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