Criticare implica competere, nel senso della competenza e della competizione.
Infatti, una persona X che critica un’espressione (tesi, affermazione, gesto o comportamento) di una persona Y presume di essere più competente di Y per quanto riguarda la capacità di giudizio nel contesto (cioè nell’ambito) dell’espressione criticata.
La definizione e delimitazione del contesto della critica costituisce di per sé una “criticità”. Infatti tale constesto può essere inteso in modo più o meno estensivo dalle parti in gioco, fino a comprendere, in casi estremi, l’intera personalità della persona la cui espressione è certificata.
Infatti, è difficile, se non impossibile, criticare una certa espressione di una certa persona senza criticare globalmente, unitariamente, la persona stessa in quando generatrice dell’espressione ritenuta errata, per lo stesso motivo per cui un artigiano che produce un cattivo prodotto rischia di essere considerato un cattivo artigiano in assoluto.
Le conseguenze di questo fenomeno possono essere drammatiche e deplorevoli allorché la critica non viene accettata come valida dalla persona criticata. Infatti la non accettazione di una critica equivale ad una dichiarazione di guerra, in quanto segna l’inizio di una competizione tra due presunzioni di maggior competenza (cioè di maggior “proprietà” di giudizio o di giurisdizione) in un contesto più o meno esteso.
L’estensione del contesto della competizione tende a crescere con il procedere del confronto dialettico allorché la critica dà luogo ad una contro-critica, cioè ad una critica della critica, e quindi della persona del primo criticante, e la contro-critica può dar luogo ad una contro-contro-critica, e così via, in una escalation difficilmente controllabile.
Può allora avvenire facilmente che il confronto si sposti dall’oggetto del contendere iniziale, alla capacità di giudizio, all’intelligenza, alla buona volontà e alla buona fede dei contendenti, diventando francamente offensivo.
Il confronto può diventare in tal modo aggressivo (unilateralmente o bilateralmente) allorché una delle parti (o entrambe) sente/sentono minacciata la propria dignità sociale o la propria autorità o autorevolezza, come conseguenza della critica subita.
Per quanto sopra, è bene tenere a mente che criticare è normalmente rischioso in quanto può avere effetti collaterali negativi per la pace sociale. Forse per questo motivo molti evitano di criticare, fino la punto di perdere la propria capacità critica.