Per «gioco rituale» intendo un’interazione tra due persone, che segue certi modelli culturali, pur consendo una certa libertà di scelta e di espressione.
Infatti, in quanto «gioco», questa interazione implica il rispetto di certe regole, cioè di certi obblighi e di certi divieti.
In quanto «rituale», questa interazione implica la ripetizione di certe forme di comportamento tipiche, ovvero il rispetto di certi modelli culturali, o «memi» (termine coniato da RIchard Dawkins).
In effetti la maggior parte delle interazioni umane si configurano come giochi rituali, per cui il bisogno di interazione sociale corrisponde normalmente ad un bisogno di intrattenersi in giochi rituali con propri simili.
Un’interazione sociale che non consista in un gioco rituale sarebbe libera dal rispetto di modelli culturali, con tutti i rischi e i benefici che tale libertà potrebbe comportare: rischio di violenza e di arbitrio illimitato, quindi insicurezza, ma anche potenzialità creativa.
Un problema connesso con i giochi rituali è che non tutti sono d’accordo sulle regole di tali giochi, anche perché essi sono diversi come le culture e le sottoculture che li producono, e, siccome essi non sono scritti, ognuno li interpreta soggettivamente, secondo la propria sensibilità e i propri interessi.
Quando due persone s’incontrano, esse devono decidere a quale gioco rituale giocare, e ognuna di esse preferisce certi giochi piuttosto che altri, che tende a rifiutare.
Se non c’è accordo sul gioco rituale da giocare, l’interazione è difficile, se non impossibile, con conseguenti sofferenza, frustrazione, senso di solitudine, e/o incomprensione, conflitto, ostilità , violenza.