Mistero significa non conoscenza, mentre le religioni hanno la presunzione di sapere perfettamente come stanno le cose laddove la scienza non arriva, anzi, spesso in contrasto con essa, e lo insegnano a bambini che non hanno capacità critica e forse non l’acquisiranno mai proprio a causa dell’insegnamento religioso e delle paure ad esso connesse. Infatti le religioni prosperano sul mistero (cioè sull’ignoranza) e temono la conoscenza e il progresso scientifico.
Il sacro significa sottomissione assoluta ad un ente esterno dotato di superpoteri, cosa che le religioni cercano di inculcare e spesso ci riescono. Il risultato è una deresponsabilizzazione morale dell’individuo che non deve cercare di definire il bene e male, ma prende per buono quello stabilito e rivelato dall’Ente stesso.
Le religioni sono una invenzione dell’uomo, infatti gli animali non le hanno. Se l’ente esterno dotato di superpoteri esistesse veramente, ce lo farebbe sapere senza misteri né indovinelli, e senza ricorrere ad intermediari.
La mia visione del mondo è che siamo parte del tutto e a nostra volta siamo costituiti da tante parti e ogni cosa è interdipendente e in relazione sistemica con tutto il resto, secondo le leggi della natura, di cui sappiamo poco, ma con quel poco dobbiamo fare i conti.
Le religioni riempiono le aree non coperte dalla scienza con le idee più disparate, e si offendono se qualcuno non le rispetta.
Le religioni sono un fenomeno psichico e sociale complesso importantissimo per i suoi possibili effetti politici, sociali e comportamentali, e come tale va studiato.
Parlare di religioni richiede cautela più che rispetto, perché le persone sottomesse ad una particolare religione possono offendersi se qualcuno ne contesta la verità o legittimità.
Le religioni cercano di propagarsi, di costituire una comunità e di influenzare in tal modo il comportamento altrui. Per questo vanno sempre viste con sospetto.
Un discorso particolare meritano le religioni personali, o religioni fai-da-te, che sono adattamenti e aggiustamenti di comodo di religioni comunitarie, dove vengono omesse le parti più difficili da osservare e quelle meno credibili. Queste religioni sono le più diffuse nei paesi industrializzati e sono particolarmente insidiose perché, con il loro relativismo etico, pur superando la morale religiosa canonica, ostacolano la diffusione di un’etica razionale.
la mente umana è capace di allucinazioni, illusioni e autoinganni, bias cognitivi ecc. E’ provato scientificamente. Per non soffrire l’inconscio è capace di inventare una realtà inesistente, e di crederci, così come di non vedere realtà angoscianti. Il fatto che l’uomo abbia bisogno di un Dio che funzioni in un certo modo (bisogno molto diffuso) non vuol dire che quel Dio esista. Alcuni non possono sopportare l’assurdità dell’esistenza cioè la mancanza di senso, e finiscono per credere in una realtà spirituale confortante ma indimostrabile, altri (come gli esistenzialisti, come me) riescono a sopportare tale mancanza e cercano di dare essi stessi un senso alla loro vita senza ricorrere a religioni o correnti spirituali e senza cercare di fare proseliti.
Al di fuori della scienza si può credere in qualsiasi cosa purché non si affermi che sia vera né la si usi per influenzare gli altri a comportarsi in un certo modo. Come direbbe Wittgenstein, di ciò che non si conosce bisognerebbe tacere. Se la spiritualità resta un desiderio, ok, ma se diventa una dottrina no, no, no.
Per me, come per Spinoza, Dio e il mondo sono la stessa cosa e Dio probabilmente non ha nulla di antropomorfico. Mi piace pensare che Dio non ha creato il mondo, ma è il mondo stesso, fatto di spazio, tempo, massa, energia e informazione, tra loro interdipendenti. Che Dio non ha creato l’uomo, ma ogni uomo è una parte di Dio, una sua manifestazione. Quindi per me non ha senso parlare di rapporto tra l’uomo e Dio come se fossero due cose separate. Questa è la mia religione, ma si tratta di un’ipotesi indimostrabile. Il miglior compromesso tra la realtà e il mio desiderio.