Pragmatica dell’interdipendenza sociale

Pragmatica dell’interdipendenza sociale

Per sopravvivere e per soddisfare i propri bisogni, ogni umano ha bisogno di essere aiutato o servito da altri umani, o di ottenere la loro cooperazione.

Per indurre gli altri ad aiutarlo, servirlo, o a cooperare con lui, ognuno deve dare ad essi qualcosa in cambio, o suscitare in essi benevolenza, attrazione, amore, empatia, interesse, fiducia, speranze o desideri.

A tale scopo, ognuno deve farsi percepire dagli altri come utile, gradevole, socievole, interessante, non nocivo, affidabile, responsabile, rispettoso, capace di ripagare l’aiuto, il servizio o la cooperazione ricevuti, e incline a farlo.

In altre parole, ognuno deve farsi percepire dagli altri come “degno” di ricevere il loro aiuto, i loro servizi e la loro cooperazione. Questo, infatti, è il senso del termine “dignità”.

Una relazione sociale positiva è caratterizzata dallo scambio abituale od occasionale di aiuti, servizi, o cooperazione, basato sulla fiducia, la simpatia, la stima e l’apprezzamento reciproci delle persone coinvolte.

In mancanza di tali requisiti, le relazioni sociali sono impossibili o negative, ovvero conflittuali,
violente, dolorose o insoddisfacenti, e non interessanti per le persone coinvolte.

Molte relazioni sociali sono parzialmente positive e parzialmente negative, più o meno positive o negative, con variazioni nel tempo.

Molta narrativa riguarda le relazioni sociali di certe persone e le loro variazioni. Relazioni che nascono, cambiano, finiscono, e gli aiuti, i servizi, le cooperazioni, le piccole e grandi violenze e i dispetti scambiati tra le persone coinvolte.

L’idea di una persona, di non essere percepita dagli altri come “degna” (di ricevere aiuto, servizi, cooperazione) è generalmente causa di ansia e di altri disturbi psichici, tra cui la tendenza a percepire tutti gli altri come “indegni”. In altre parole, la percezione della propria “indegnità” tende a essere reciproca (è ciò che avviene nella misantropia), così come quella della propria “dignità” (è ciò che avviene nella filantropia).

In altre parole, il misantropo percepisce gli altri come “indegni” in quanto si sente (consciamente o inconsciamente) percepito dagli altri come tale.

A proposito di “dignità”, l’indignazione nei confronti di una persona comporta il considerare tale persona “indegna” di ricevere aiuto, servizi, cooperazione.

2 commenti

  1. Maicol

    Complimenti, ottima riflessione e ho notato che questa cosa qui c’è avviene anche il livello di attivo con la xenofobia e la omofobia l’abilissimo l’antipatia e poi anche nella mia città avversione con i forestieri, quelli che vengono ad altre città

    Grazie, grazie

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