A mio parere, la vita sociale di ogni essere umano è regolata da due spiriti che controllano la sua mente: quello critico e quello acritico.
Per quanto riguarda ciò che gli altri dicono e fanno, lo spirito critico è diffidente, quello acritico fiducioso.
Lo spirito critico ci induce a difenderci da errori, inganni e intenzioni competitive nascoste o dissimulate da parte degli altri; quello acritico ci induce ad imitare gli altri, a prendere per buono ciò che dicono e a non dubitare della loro sincerità, delle loro intenzioni cooperative e dei loro sentimenti.
Sia lo spirito critico che quello acritico si rivolgono normalmente verso gli altri, ma si può anche essere critici o acritici verso e stessi. In questo caso sì parla di autocritica e di non-autocritica.
Lo spirito critico e quello acritico sono sempre in conflitto tra loro e si criticano reciprocamente. Il primo considera il secondo stupido, ingenuo, conformista, conservatore e pericoloso. Il secondo considera il primo un fastidio e un ostacolo per la pace, l’armonia, la condivisione, l’amore, la comprensione e la cooperazione.
Ogni essere umano è caratterizzato da una certa propensione ad usare lo spirito critico piuttosto che quello acritico (o viceversa), e da un certo grado di capacità autocritica (o di resistenza alla stessa). Le persone in cui prevale lo spirito critico sono generalmente in minoranza; ancora meno sono quelle capaci di autocritica.
Di solito più una persona è intelligente, maggiore è il suo spirito critico, anche se la tendenza a criticare o a non criticare può essere influenzata da particolari esperienze di vita e da pressioni emotive.
Va da sé che ognuno frequenti più volentieri coloro che hanno simili tendenze per quanto riguarda la critica e l’autocritica, come pure la resistenza ad esse.
Una persona prevalentemente “critica” e una prevalentemente “acritica” difficilmente s’intendono, e normalmente si criticano a vicenda. È infatti paradossale che le persone “acritiche” siano spesso ferocemente critiche verso chi le critica direttamente o indirettamente. In altre parole, una persona “acritica” non tollera di essere criticata come tale.
Ad esempio, gli atei tendono ad attribuire ai credenti una mancanza di spirito critico, mentre, da parte loro, i credenti tendono ad attribuire agli atei intenzioni distruttive nei loro confronti.
Per concludere, è bene essere consapevoli delle dinamiche conflittuali tra lo spirito critico e quello acritico presenti sia a livello personale che interpersonale, al fine di evitare inutili scontri e lacerazioni e di perseguire una costruttiva reciproca “comprensione critica”.