La colpa dell’infelicità
È offensivo attribuire all’infelice tutta la colpa della sua infelicità. Infatti la colpa è triplice: prima di tutto della natura, poi degli altri, infine di se stessi.
È offensivo attribuire all’infelice tutta la colpa della sua infelicità. Infatti la colpa è triplice: prima di tutto della natura, poi degli altri, infine di se stessi.
Da un punto di vista sintattico la frase “la vita è bella” è monca. Siccome la vita non è sempre bella, né per tutti, bisogna sempre aggiungere per chi, dove, e quando.
Gli umani sono incapaci di stare da soli e di unirsi ad altri in modi soddisfacenti per tutti.
Ognuno è condizionato dai suoi «altri» e dal suo «Altro generalizzato», entrambi variabili.
Ognuno vorrebbe avere un certo ruolo e una certa posizione gerarchica nella società. Se non può ottenerli, può lottare per conseguirli, sopportare la frustrazione, isolarsi, o emigrare in un’altra società più promettente.
Per un essere umano la domanda (conscia o inconscia) più importante è: cosa fare, e cosa non fare, per ottenere dagli altri l’atteggiamento più favorevole nei propri confronti?
La coscienza passiva consiste nel provare dolore e piacere, mentre la coscienza attiva consiste nel porre domande, cercare risposte, e contemplare tutte le risposte precedentemente raccolte.
La ricerca di una valutazione positiva della propria persona da parte degli altri, la più positiva possibile, è un’importante chiave di comprensione del comportamento umano. In altre parole, se volete comprendere una situazione sociale, chiedetevi …
Le valutazioni non sono fini a se stesse, ma servono a determinare comportamenti e rapporti nei confronti delle cose e persone valutate. Infatti una diretta conseguenza delle valutazioni interpersonali sono le gerarchie di potere, laddove …
Il comportamento dell’uomo è determinato dalle proprie valutazioni consce e inconsce. Oggetto delle proprie valutazioni sono tutte le cose (concrete e astratte) e le persone che esso è in grado di riconoscere, compreso se stesso. …
Gli altri, come mi valuteranno per ciò che sto facendo? Questa è la domanda che il mio inconscio si pone continuamente.
«Essere se stessi» è un’illusione. Siamo necessariamente come ci vogliono gli altri. Possiamo soltanto, nel migliore dei casi, scegliere quegli «altri» con cui vogliamo avere a che fare.
Il processo inconscio di autocensura si pone continuamente queste due domande: quanto e con chi è condivisibile ciò che hai fatto, che stai facendo, e che prevedi di fare? quali cose che dovresti condividere non …
Affinché due persone possano cooperare, esse devono condividere, almeno in parte, una certa visione del mondo.