(Mio intervento al café philo di Lione, il 21/12/2021, sul tema “È necessario soffrire per migliorare? -Faut-il souffrir pour être meilleur.e?”)
A mio parere la risposta è “sì”, tuttavia in certe misura e in certi contesti. Altrimenti sarebbe troppo facile migliorare indefinitamente. Basterebbe soffrire sempre di più. Il che è assurdo.Infatti un dolore di intensità o di durata eccessiva troppo può causare disturbi psichici irrimediabili.
Ma chiediamoci prima di tutto a cosa serve il dolore in senso evoluzionistico e biologico. Secondo me il dolore è il segnale con cui il corpo fisico o l’inconscio segnala alla coscienza che c’è qualcosa che non va, qualcosa che va interrotto, corretto o risanato. In altre parole ci dice che non possiamo continuare a fare ciò che stiamo facendo, o restare nell’ambiente o nelle relazioni in cui siamo attualmente impegnati. Ci comanda di fermarci e di fare qualcosa per rimediare.
Infatti il primo effetto del dolore è quello di farci rallentare o interrompere ciò che stiamo facendo.
Possiamo dunque dire che il dolore ci insegna a vivere meglio, a evitare situazioni nocive, e quindi ci aiuta a migliorare, a diventare più saggi, nel senso di imparare ad evitare di fare cose che possono diminuire la nostra probabilità di sopravvivere e di soddisfare i nostri bisogni.
Le nostre esperienze dolorose ci aiutano anche a comprendere gli altri esseri umani, ad essere più empatici, più tolleranti. Infatti una persona che non abbia mai sofferto in modo grave (specialmente per quanto riguarda i dolori non della carne, ma della mente), difficilmente è in grado di capire perché gli altri fanno ciò che fanno e non fanno ciò che non fanno, dato che il motivo per cui un essere umano fa ciò che fa e non fa ciò che non fa è essenzialmente la ricerca del piacere e l’evitamento del dolore, in tutte le loro possibili forme (fisiche e mentali).
Per concludere, sia il dolore che il piacere ci aiutano a ricordare le nostre esperienze, e quindi favoriscono l’apprendimento che deriva dall’elaborazione delle esperienze stesse. Infatti noi ricordiamo le nostre esperienze tanto più quanto più piacere o dolore abbiamo provato mentre le abbiamo vissute.