Introduzione al caffè filosofico del 17/3/2022 sul tema “il senso della vita oggi”

Introduzione al caffè filosofico del 17/3/2022 sul tema “il senso della vita oggi”

L’espressione «senso della vita» è quanto mai vaga e il suo significato non univoco. Perciò, prima di parlare del senso della vita, ritengo utile esplorare i vari significati che possono essere associati a tale espressione.

In realtà è il termine «senso» che è problematico, anche quando viene usato con altri genitivi, come ad esempio «senso di un discorso», «senso di un comportamento», «senso di un evento», «senso di una legge» ecc.

Il vocabolario Treccani definisce il “senso” in vari modi, tra cui i seguenti:

  • la facoltà di ricevere impressioni da stimoli esterni o interni
  • l’esercizio della facoltà di sentire, l’attività degli organi di senso
  • coscienza, consapevolezza in genere
  • uno stato d’animo, una sensazione, un atteggiamento psichico
  • la capacità di sentire, in quanto presuppone un discernimento tra il reale e l’irreale, tra il bene e il male, tra il bello e il brutto, tra il conveniente e lo sconveniente ecc.
  • il contenuto e il valore significativo di un elemento linguistico (sinonimo di significato)
  • orientazione, direzione secondo la quale si effettua un movimento

Alla luce delle definizioni sopra elencate, il termine “senso della vita” credo possa essere inteso come “direzione” o “scopo” e al tempo stesso come “valore”, “significato” e “origine”. Potremmo perciò riunire tutte queste accezioni nella parola: “perché”, e sostituire l’espressione “il senso della vità” con “il perché della vita”, dove col termine “perché” s’intende una causalità e/o una finalità.

Possiamo allora farci domande come le seguenti:

  • da cosa ha origine la vita?
  • la vita esiste per qualche finalità?
  • la vita finisce o non finisce?
  • perché ogni vita prima o poi finisce?
  • a che, e a chi, serve la vita?

Io credo che noi umani ci poniamo tutte queste domande perché la vita è problematica a causa delle emozioni, che io considero come varie forme e intensità di dolore e/o di piacere, o loro anticipazioni. Perciò aggiungerei questa domanda:

  • perché esistono il dolore e il piacere?

Ovviamente le risposte saranno molto diverse a seconda che chi risponde sia credente in una certa religione, oppure ateo o agnostico.

Per i filosofi esistenzialisti, e in particolare per Albert Camus, la vita non ha alcun senso al di fuori di quello puramente biologico, per cui il problema più importante della filosofia è se valga la pena di vivere. Da tale affermazione consegue che chi non decide di suicidarsi deve dare egli stesso un senso alla propria vita, in modo da viverla nel migliore dei modi, ovvero con il minor dolore e il maggior piacere possibile, tenendo conto che siamo animali sociali, per cui per ottenere la cooperazione da parte degli altri occorre cercare di soddifare i bisogni e i desideri altrui, oltre che i nostri.

Per quanto detto sopra, credo che abbia “senso” chiederci:

  • come conviene comportarci, e in cosa conviene credere, affinché la nostra vita e quella delle persone per noi importanti sia la più piacevole e la meno dolorosa possibile?

Per concludere, il tema di questa sera contiene l’avverbio “oggi”, il che presuppone che il senso della vita sia stato interpretato, o sentito, in modo diverso nelle diverse epoche, e che il senso che attualmente troviamo in essa, o che noi stessi le diamo, è diverso da quello trovato o dato dai nostri predecessori. Aggiungerei perciò le seguenti domande:

  • quali sono le differenze di senso della vita nelle varie epoche e nelle varie culture?
  • quali sono i motivi di tali differenze?

A voi la parola!

 

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