Tra i vari modi in cui un umano può pensare ce n’è uno che chiamerei «pensiero logico».
Si tratta di una sequenza tipica della logica dei sistemi informatici, avente la struttura “if-then-else”, cioè: se una certa ipotesi X è vera, allora sono vere certe conseguenze Y, altrimenti sono vere certe altre conseguenze Z.
Il pensiero logico risponde a domande come le seguenti:
- Se cado da un’altezza di 20 metri, quali saranno le conseguenze?
- Se sposo la persona X quali saranno le conseguenze? E se non la sposo?
- Se supero un certo esame universitario, quali saranno le conseguenze? E se non lo supero?
- Se vinco un terno al lotto, quali saranno le conseguenze? E se non lo vinco?
- Se ciò che X dice è vero, quali sono le conseguenze? E se ciò che X dice è falso?
- Se Y crede che ciò che X dice è vero, quali sono le conseguenze? E se Y crede che ciò che X dice è falso?
Nel pensiero logico è dunque fondamentale il concetto di verità, nel senso dell’essere e del non essere, dell’accadere e del non accadere, del verificarsi e del non verificarsi di una certa condizione, situazione, fatto o ipotesi.
Nel pensiero logico è anche fondamentale il concetto di conseguenza, nel senso di verità causata. Una logica può essere dunque definita come una relazione di causalità tra due verità: una verità causante e una verità causata.
Per quanto sopra, possiamo dire che una logica è giusta, o corretta, se è vero che ad una certa verità consegue una certa altra verità sempre e comunque, oppure solo in certi contesti.
Il pensiero logico può anche procedere al contrario, cioè, dato una certa verità, stabilire quale altra verità l’abbia causata.
Riepilogando, il pensiero logico esprime un rapporto di causalità tra due verità.
Qual è l’utilità di stabilire un rapporto di causalità tra due verità? Un’utilità è quella di prevedere il futuro date certe condizioni, cosa fondamentale per la sopravvivenza e per la soddisfazione dei bisogni. Un’altra utilità è quella di agire su certe cause (eliminandole o modeandole) per evitare il ripetersi di certe conseguenze.
Mentre esercitiamo il pensiero logico, la logica che applichiamo non è quasi improvvisata, né casuale, ma è normalmente la replica di un rapporto di causalità predefinito, cioè memorizzato nella nostra mente.
In altre parole, il pensiero non è quasi mai originale, ma è quasi sempre la ripetizione consapevole o inconsapevole di un “pensiero” inconscio, tratto dalla “mappa mentale”. Con tale nome intendo un deposito di “nozioni” (concetti, parole, forme, sensazioni ecc.) tra loro collegate da relazioni causali.
Una nozione può essere collegata causalmente ad una o più altre nozioni in modo monodirezionale o bidirezionale. Il collegamento causale monodirezionale tra una nozione A e una nozione B implica che A è la causa di B, o il contrario, a seconda della direzione. Se il collegamento causale tra A e B è bidirezionale, la relazione è circolare, nel senso che A è causa di B, ma B è allo stesso tempo causa di A. In altre parole, nel collegamente bidirezionale le nozioni si influenzano reciprocamente.
Una delle due nozioni collegate causalmente può essere un’emozione. In tal caso possiamo dire che la nozione A causa l’emozione B, laddove una nozione può consistere in un evento o in una situazione. Analogamente si può dire che un’emozione A può causare un evento o una situazione B.
Una delle due nozioni collegate causalmente può essere una motivazione. In tal caso possiamo dire che la nozione A causa la motivazione B, oppure che la motivazione A causa la nozione B.
Io chiamo “mappa cognitivo-emotivo-motiva” la mappa mentale sopra definita, intendendo per “nozione” (cioè per qualsiasi elemento della mappa) un oggetto concreto o astratto, una persona, un evento, una situazione, un’emozione o una motivazione.
Riepilogando, ogni nozione (di qualsiasi tipo) può essere collegata causalmente (nella memoria conscia o inconscia del soggetto) con una o più altre nozioni di qualsiasi tipo, in modo monodirezionale o bidirezionale, e il pensiero logico consiste nella rievocazione sequenziale di alcune di tali nozioni e dei relativi collegamenti.
Naturalmente, i collegamenti causali memorizzati nel cervello di un certo individuo possono essere più o meno realistici, ovvero più o meno veri. Possiamo dire che costituiscono verità presunte per l’individuo in cui si sono costruite.
Da tali collegamenti dipende il comportamento dell’individuo, ovvero le sue scelte comportamentali, dato che l’individuo sceglie normalmente di comportarsi in modo da ottenere conseguenze desiderate piuttosto che indesiderate. Il calcolo delle conseguenze per ogni opzione di comportamento dipende dunque dalla mappa cognitivo-emotiva-motiva del soggetto.
In tale ottica si potrebbe dire che la saggezza è la capacità di calcolare correttamente le conseguenze delle diverse situazioni e dei diversi comportamenti, vale a dire di non considerare negative conseguenze che sono in realtà positive, e viceversa, e di dubitare che una conseguenza abbia una sola causa, o che una causa abbia una sola conseguenza.
Per concludere, chi desidera aumentare il proprio grado di saggezza dovrebbe chiedersi se i suoi “calcoli consequenziali” siano corretti o errati, e se possano essere migliorati. In altre parole il cultore della saggezza dovrebbe chiedersi: è proprio vero che ad A consegue B? Oppure: è proprio verso che solo A è causa di B? Oppure: è proprio vero che ad A consegue soltanto B?