Quando si parla di “libertà di pensiero” s’intende generalmente un diritto civile, non la libertà intrinseca dell’attività pensante. A tal proposito io credo che il pensare non sia libero, ma determinato da logiche inconsce.
Chiediamoci infatti come vengono “scelti”, tra infinite possibilità, i nostri pensieri, cioè chi decide, momento per momento, a cosa dobbiamo (o vogliamo) pensare, e a cosa non pensare.
Qualcuno potrebbe rispondere che è l’io cosciente che decide a cosa la mente deve pensare e a cosa non pensare. Ammesso e non concesso che ciò sia vero, dovremmo allora chiederci su quali basi e con quale logica tale scelta viene effettuata. Possiamo a tal proposito ipotizzare che l’io scelga i pensieri che ritiene più utili per risolvere problemi o soddisfare bisogni del momento. Oppure che scelga i pensieri più piacevoli o meno spiacevoli.
Tuttavia, il fatto è che, per poter effettuare una scelta, è necessario che vi siano opzioni disponibili e accessibili, e che queste siano note, ovvero che di esse sia abba “coscienza”, cioè consapevolezza, nel momento della scelta. Non importa se tale consapevolezza ci sia stata in un momento passato, l’importante è che essa ci sia al momento della scelta.
Il vero problema non riguarda infatti la libertà di scegliere tra opzioni di cui siamo consapevoli, ma quali siano le opzioni che si presentano alla mente nel momento della scelta. Più precisamente, la questione riguarda i meccanismi che determinano l’emergere delle opzioni alla coscienza. Infatti, le opzioni, cioè le cose a cui potremmo pensare sono virtualmente infinite, ma solo di un piccolo numero di esse possiamo essere consapevoli in un dato momento.
Ebbene, io sono dell’idea che la scelta delle opzioni del pensiero da far emergere alla coscienza non possa essere che involontaria e inconscia. Se ciò è vero, il pensiero non è libero, ovvero non è volontario, nella sua parte fondamentale, cioè nella configurazione delle sue opzioni, che costituiscono le tappe del suo percorso.
Detto ciò, sono anche dell’idea che in una certa misura sia possibile controllare indirettamente il proprio pensiero mediante la preparazione di una lista o configurazione di opzioni di pensiero appositamente scelte. In pratica, si tratta di raccogliere in un foglio o uno schermo di computer una serie di parole, frasi o immagini, che possono evocare certi pensieri; poi nel momento della scelta di cosa pensare, possiamo osservare quegli evocatori, e scegliere tra di essi quelli a cui rivolgere la nostra attenzione in quanto opzioni di pensiero. Si tratterebbe, in sostanza, di suggerimenti di pensieri, senza i quali la scelta delle cose a cui pensare verrebbe fatta “liberamente” dal nostro inconscio secondo le sue logiche.
In altre parole, quando ci viene in mente qualcosa che riteniamo utile “tenere” a mente, cioè pensare, possiamo registrarla come testo, immagine, audio o video, e tenere quella registrazione a portata di mano o bene in vista nella nostra abitazione o nel nostro ambiente di lavoro, come suggerimento di cose a cui pensare. E’ un po’ come raccogliere souvenir e circondarsi di essi.
Un altro modo per sfuggire alla tirannia dell’inconscio nella scelta dei nostri pensieri, è quello di pensare in modo casuale e determinato da cause esterne. Per esempio, usando un generatore di numeri casuali, possiamo scegliere a caso una pagina di un’enciclopedia e usarla come insieme di suggerimenti per i nostri pensieri.