Auspico che venga fondata una nuova disciplina umanistica, il cui nome potrebbe essere “Antropologia interazionale” basata sul concetto di interazione da applicarsi come strumento di analisi e sintesi ad ogni campo e livello del sapere.
Obiettivo di questa disciplina (che prenderebbe in considerazione con un approccio eclettico e integrato tutte le discipline e scienze umane preesistenti, tra cui psicologia, psicologia sociale, sociologia, antropologia, filosofia, biologia, medicina ecc.) sarebbe quello di rivedere e riscoprire ogni aspetto della vita e dell’essenza dell’uomo e della società attraverso il filtro del concetto di interazione, al fine esplicito di migliorare l’umanità a livello individuale (mediante nuove forme di pedagogia e psicoterapia) , sociale (mediante modalità più creative e responsabilizzanti di interagire privatamente e di partecipare alla vita pubblica e politica) ed ecologico (risultante dai miglioramenti ottenuti nei livelli precedenti in quanto si presuppone che individui e società più evoluti in senso umanistico abbiano più a cuore i problemi ecologici di quanto non avvenga oggi).
La disciplina si fonderebbe sull’assioma che ogni organismo o organo vivente vive e sopravvive solo attraverso l’interazione con una quantità di altri esseri circostanti, ad esso simili o di altra natura, interazioni che debbono rispondere a particolari criteri determinati geneticamente o culturalmente.
La prassi di questa disciplina consisterebbe nel porsi sempre e continuamente domande come le seguenti rispetto a qualsiasi organismo o organo vivente che si desidera studiare, capire, cambiare e, soprattutto, migliorare o ottimizzare:
- con chi l’organismo o organo X interagisce e con chi deve evitare di interagire per la propria sopravvivenza, salute o benessere psicofisico?
- a quali scopi interagisce? cioè per ottenere cosa?
- cosa viene trasmesso e ricevuto tra gli interattori? (transazioni costituite da massa, energia, materiali, oggetti, informazioni, immagini, suoni, simboli, documenti ecc.)
- in che modo vengono percepite / interpretate / classificate / reagite a livello conscio o inconscio le transazioni ricevute dagli interattori in gioco?
- quando, per quanto tempo, con quale frequenza avviene o dovrebbe avvenire l’interazione per un effetto ottimale?
- quali sono le condizioni affinché certe interazioni possano avvenire e diano gli effetti desiderati?
- quali conflitti o incompatibilità ci possono essere tra le varie possibilità di interazione?
- le interazioni possono dar luogo a organismi di livello superiore? quali e a quali condizioni?
- per quanto riguarda la storia delle persone o delle loro opere: con chi e come ha interagito la persona (o la sua opera) in passato? con quali modalità ed esiti? Le sue interazioni hanno influenzato la vita di altre persone? In che modo?
- ecc.
Le risposte a queste domande e un continuo affinamento e arricchimento delle stesse domande e risposte costituirebbero il corpo di questa nuova disciplina che consentirebbe di riscoprire il mondo vivente (allo scopo di migliorarlo) attraverso una nuova chiave di comprensione molto più semplice, efficace ed efficiente di quelle tradizionali, libera dai condizionamenti di una cultura troppo influenzata da religioni, norme, consuetudini e soffocata dal conformismo.
Un esempio di applicazione dell’antropologia interazionale è il mio articolo “La gelosia spiegata con l’interazionismo“.
La nuova disciplina potrebbe avere come motto: “interagisco quindi sono”.
Vedi anche Interazionismo strutturale.