Il mondo visto da me

Indice degli articoli

Categoria: Condividere
Stringa nel titolo o nel testo:      

91 articoli     ordina per data     nascondi contenuti

L'arte è un oggetto di condivisione.

Ciò che non si può condividere divide.

Non c'è cooperazione senza condivisione.

Socializzare consiste nel condividere qualcosa.

Ciò che non riusciamo a condividere ci divide.

[params xp1='2093'][includeme file='moitems.php']

Chiese, stadi, musei, sono luoghi di condivisione.

Condividere significa trasformare il mio in nostro.

Condividere o non condividere? Questo è il dilemma.

I discorsi umani oscillano tra «anche io» e «io no».

Un'ingiustizia condivisa appare giusta a chi la condivide.

I folli desiderano condividere con altri le proprie follie.

Un pensiero non condivisibile viene inibito dall'autocensura.

Non c'è cooperazione, né amicizia, né amore, senza condivisione.

Ogni idea che non riesco a condividere con altri mi rende solo e strano.

Ci sono cose che possiamo condivdere e cose che non possiamo condividere.

Per l'inconscio è meglio condividere falsità che non condividere nulla.

Una condivisione consiste in una comune appartenenza o in un comune possesso.

Stanno bene insieme le persone che condividono lo stesso tipo di conformismo.

La cooperazione tra umani si basa sulla condivisione di modelli di comportamento.

Di un oggetto si può desiderare il possesso esclusivo o la condivisione con altri.

In un gioco, i giocatori condividono il campo, le regole e lo scopo del gioco stesso.

Considera una persona e chiediti: cosa condivide? Con chi? Cosa non condivide? Con chi?

L'uomo non ha bisogno di verità, ma di condivisione di narrazioni, vere o false che siano.

Una cooperazione presuppone un'approvazione reciproca e modelli di comportamento condivisi.

Si discute per condivdere idee già condivise o per difendere o combattere idee non condivise.

Quasi tutto ciò che facciamo è cercare di condividere qualcosa (di materiale o di immateriale) con altri.

Ciò che più importa per noi umani è, dopo la salute fisica, ciò che possiamo condividere con altri umani.

L'uomo ha un incontenibile bisogno di condividere spazio, tempo, massa, energia e informazone con altri umani.

Due persone sono unite nella misura in cui condividono certe gerarchie etiche, estetiche, logiche e politiche.

La solitudine è il risultato della impossibilità, o della non volontà, di condividere cose con altre persone.

Qualsiasi cosa, se può essere condivisa con altri, può costituire un mezzo per diminuire la propria solitudine.

Il sacro è condiviso tra coloro che lo adorano, e ogni condivisione ha qualcosa di sacro per coloro che la praticano.

Condividere un dolore può lenire il dolore stesso, perché qualunque condivisione non indesiderata è fonte di piacere.

Ognuno vorrebbe che gli altri condividano le proprie idee, i propri valori, i propri sentimenti, i propri gusti e i propri progetti.

Ogni essere umano è effettivamente o potenzialmente in relazione con ogni altro secondo regole d'interazione più o meno condivise.

Abbiamo bisogno di condividere idoli con i nostri simili, idoli sacri (divinità religiose) e profani (artisti, filosofi e condottieri).

L'uomo tende naturalmente a disapprovare e a disprezzare, consciamente o inconsciamente, chi non condivide i suoi gusti o le sue opinioni.

Mi fa piacere che qualcuno usi qualcosa che io ho prodotto, protetto o riprodotto. Mi fa sentire degno di appartenere alla società umana.

Ogni forma o espressione culturale è un invito all'imitazione, alla conformazione, alla condivisione, all'interazione secondo certe logiche.

La condivisione di certe credenze e di certe autorità intellettuali, etiche ed estetiche costituisce un importante fattore di coesione sociale.

In una condivisione i ruoli possono essere simmetrici o asimmetrici. Il secondo caso implica una subordinazione del donatore o del beneficiario.

Regalare qualcosa a qualcuno significa rinunciare ad una proprietà in cambio della condivisione di una storia.

Ognuno desidera (consciamente o inconsciamente) che gli altri condividano i propri sentimenti, compreso l'amore o l'odio verso certe persone o certe cose.

Credere alle stesse false promesse di felicità è un fattore di coesione sociale, di condivisione, di unione, e in quanto tale è un fattore di felicità.

Cosa condividere? Con chi? Come? Quando? Quanto? Cosa non condividere? Perché condividere? Perché non condividere? Condividere o non condividere, questo è il dilemma.

Un detto popolare afferma che "chi non piscia in compagnia, o fa il ladro o fa la spia". Per l'uomo comune l'affermazione è valida sostituendo a "pisciare" qualunque altro verbo.

Piangere insieme, condividere un lutto è un importante fattore di coesione sociale nelle sciagure. Per questo le cerimonie funebri sono importanti, non per i morti, ma per i vivi.

Cosa condividere? Con chi? Come? Quando? Quanto? Cosa non condividere? Perché condividere? Perché non condividere? Condividere o non condividere, questo è il dilemma.


Suppongo che il grande successo di Facebook sia dovuto al fatto che è uno strumento di condivisione, che promette condivisione, della quale l'Uomo ha un forte e insopprimibile bisogno.

Tutte le espressioni culturali (come ad esempio gli articoli dei giornali o le pagine del web) costruiscono proposte di condivisione di cognizioni utilizzabili come mezzi di socializzazione.

L'uomo ha un bisogno genetico di condividere con gli altri quante più cose possibile, ed è tanto più felice quante più cose riesce a condividere (o quanto più si illude di condividerle).

Le transazioni interpersonali servono a trasmettere beni, servizi e informazioni, piaceri e dolori, a cooperare e a competere, a stabilire condivisioni e non condivisioni, secondo certi modelli culturali.

Per fare parte di un sistema sociale, cioè di un gruppo di umani cooperanti, occorre condividerne in misura sufficiente il linguaggio, le forme, le norme e i valori (in senso cognitivo, etico ed estetico).

Per quanto riguarda la conoscenza, l'uomo non ha bisogno di verità ma di approvazione e di condivisione. Infatti per un essere umano è meglio condividere una falsità che non poter condividere una verità.

Un rapporto sessuale consiste nella reciproca condivisione di due corpi: ogni corpo condivide se stesso con l'altro, e usa l'altro come se gli appartenesse. In tal modo ogni corpo soddisfa i propri bisogni sessuali.

Noi umani abbiamo bisogno di cooperare, e per poter cooperare è necessario che condividiamo certe cose. Perciò abbiamo bisogno, periodicamente, di riunirci per praticare condivisioni utili alla nostra cooperazione.

Affinché due persone possano interagire cooperativamente, è indispensabile che esse condividano certe cognizioni, certi valori, certi obiettivi, un certo vocabolario, certe risorse, un certo spazio e un certo tempo.

Affinché due persone possano conversare, esse devono condividere non solo un linguaggio, ma anche modelli e regole di comportamento, rituali, valori, gerarchie, interessi, gusti, idee, sentimenti, ecc. Altrimenti di cosa parlerebbero?

Una comunità è un insieme di persone interagenti che condividono un insieme di idee su ciò che è vero/falso, buono/cattivo, bello/brutto, obbligato/vietato/libero ecc. Tali idee condivise caratterizzano e differenziano le comunità.

Una cooperazione richiede un coordinamento, e un coordinamento richiede una condivisione di saperi, valori, regole, idee, linguaggi, consuetudini, gusti, autorità, gerarchie, proprietà, credenze, miti, religioni, metodi, tecniche, automatismi, ecc.

Io desidero prima di tutto che le mie idee vengano capite, anche se non vengono condivise. Ma ho spesso l'impressione che chi non condivide le mie idee non le condivide perché non le ha capite, non perché abbia trovato in esse degli errori o delle falsità.

Quando due persone s'incontrano, i loro inconsci calcolano ciò che esse condividono e ciò che esse non condividono, cosa possono condividere e cosa non posono condividere. I risultati di questo calcolo determinano le possibiltà di cooperazione tra le due persone.

Considera due persone A e B (una delle quali potresti essere tu). Che rapporto c'è, o potrebbe esserci tra di esse? Cosa condividono, cioè cosa hanno in comune? Cosa non condividiono? Come potrebbero cooperare? Che interesse potrebbero avere a mettere in atto una cooperazione? Cosa impedisce loro di cooperare?

Quanto più un'idea è intelligente e profonda, tanto più difficile è condividerla con altre persone, perché più piccolo è il numero di persone capaci di comprenderla. Per questo le idee più condivise sono le più stupide e superficiali. Tuttavia ogni umano ha un profondo bisogno di condividere idee con altri umani, e soffre quando non ci riesce.

Per aumentare e mantenere i propri beni (materiali e immateriali) e quelli della propria comunità, occorre investire le proprie risorse (materiali e immateriali) in imprese vincenti e disinvestirle da imprese perdenti (in senso pragmatico). Questo vale per il denaro, i rapporti sociali, le ricerche scientifiche, filosofiche, psicologiche, il bene dell'umanità ecc.

Ogni essere umano ha bisogno di celebrare periodicamente rituali di condivisione con altri umani. Non importa ciò che viene condiviso (vanno bene anche cose false o senza senso) purché ci sia condivisione. Si può partire da una persona e cercare cose che possono essere condivise con essa, oppure partire da una cosa e cercare persone con cui essa può essere condivisa.

Il piacere conferito da un oggetto può essere dovuto non tanto alle sue caratteristiche peculiari, ma alla sua valenza sociale, cioè al fatto che il soggetto si sente parte di una comunità che apprezza quel tipo di oggetto. E' infatti difficile distinguere il piacere emanato da un oggetto dal piacere di condividere con altre persone l'apprezzamento dell'oggetto stesso.

In questi giorni di quarantena più che mai la gente ha bisogno di condividere qualcosa. Non potendo condividere spazi, cerca di condividere espressioni, preoccupazioni, speranze, idee e opinioni varie, e nei social network c'è un'inflazione di dichiarazioni, commenti e condivisioni di dichiarazioni e di commenti, più o meno intelligenti e più o meno profondi, come questo mio scritto.

L'enorme successo della televisione in tutto il mondo è dovuto alla sua capacità di facilitare la condivisione di contenuti culturali e mentali tra grandi quantità di persone. Infatti l'uomo ha un profondo e irresistibile bisogno di condividere i contenuti della sua psiche con altre persone, perché la psiche è una costruzione sociale fondata sulla condivisione di linguaggi e di modelli di pensiero e di comportamento.

L'uomo prova un certo piacere o dolore in certe attività e pensa che quei sentimenti siano dovuti all'attività stessa, a ciò che in essa è intrinseco. In realtà piaceri e dolori sono dovuti ai significati delle attività, ovvero alle loro implicazioni psicologiche. Infatti, soprattutto provocano piacere i momenti di condivisione, indipendentemente dai contenuti condivisi, e provocano dolore i momenti di mancanza di condivisione.

Se a una persona della mia comunità piace una certa cosa, è probabile che io sia attratto da quella stessa cosa. Questo fenomeno mi sembra corrispondere al «desiderio mimetico» teorizzato da René Girard. Questo fatto è ben sfruttato dall'industria della pubblicità, che mostra persone a cui piacciono i prodotti che si vogliono vendere. D'altra parte, la condivisione di piaceri e desideri è un importante fattore di coesione sociale.

Condividere il tempo significa fare esperienza delle stesse cose alle stesso momento con altre persone; significa partecipare, cioè far parte, insieme ad altri, di uno stesso accadimento; significa essere in un processo insieme ad altri, non da soli. La solitudine è infatti mancanza di condivisione del tempo. L'evento che viene condiviso può essere più o meno favorevole e più o meno gradito a ciascun partecipante, per questo a volte si preferisce la solitudine nonostante il bisogno di condivisione.

Ogni tanto abbiano bisogno di sentirci in pace col mondo e con la società, e per questo abbiamo bisogno di sentirci uguali agli altri e di ricevere conferme che anche gli altri si sentano uguali a noi. Perciò ci piace celebrare rituali di comunione religiosi e civili, sacri e profani, formali e informali, pianificati e spontanei, in forma di feste, cerimonie, raduni, convegni ecc. Sono momenti di illusione collettiva di breve durata, dopo i quali tornano a imperare le differenze, le gerarchie, i privilegi, le esclusioni.

Quando due o più persone interagiscono, lo scopo dell'interazione può essere più o meno cooperativo e/o competitivo. L'interazione può inoltre essere più o meno rituale, nel senso che può servire ad affermare o a confermare una comune appartenenza ad una certa comunità o ad una certa classe o categoria di persone. L'interazione rituale consiste nella condivisione, più o meno sincronizzata, di certe forme di comportamento, ed è particolarmente efficace, ad esempio, nel cantare o nel ballare insieme, nel partecipare ad una gara, nell'assistere insieme ad uno spettacolo o ad un rito, o nel condividere certe letture, certi gusti, e certe opinioni.

La società è fatta di condivisioni. È il risultato di innumerevoli condivisioni di beni, servizi, risorse, parole, narrazioni (più o meno vere e false), riti, superstizioni, credenze, valori, tabù, logiche, mentalità, gusti, sentimenti, emozioni, intimità, mode, spettacoli, testi, immagini, suoni, film, teorie, forme, libri, conoscenze, idee, notizie, simulacri, simboli, giochi, abilità, luoghi, istituzioni, organizzazioni, associazioni ecc.

L'uomo ha bisogno di condividere. Se non lo fa muore. Tanto più condivide, tanto più è vivo e felice.

Tuttavia, la condivisione di disprezzo, paura e odio verso altri umani può causare liti, guerre, distruzioni e isolamenti dolorosi o letali. Perciò conviene non disprezzare, temere e odiare più dello stretto necessario.

I saggi sono condannati alla solitudine perché sono rari, e gli stolti, che costituiscono la stragrande maggioranza della gente, li vedono come strani, noiosi, provocatori, utopisti, esigenti, giudicanti, pignoli, rigorosi, austeri, presuntuosi, arroganti ecc.

Gli stolti amano gli umili, ma non i saggi. I saggi, infatti non sono umili, anche se sanno che conviene sembrarlo per essere accettati e amati.

Gli stolti si guardano bene dal diventare saggi perché per loro è meglio sbagliare insieme che avere ragione da soli. Perciò se appartenete a quel piccolo numero di persone che cercano di capire la natura umana, non fatevi illusioni: più la capirete e più sarete soli.

Gli stolti amano la falsa saggezza, quella dei ciarlatani (accademici e non), inutile, illusoria e spesso dannosa, ma facile da condividere. Perché per l'uomo ciò che conta non è la verità, ma la condivisione, fosse anche la condivisione di falsità. La verità è molto più complessa e imbarazzante delle falsità; per questo la falsità è più popolare.

Il verbo «condividere» significa rendere qualcosa di proprio comune con altre persone. Può essere usato in molti contesti diversi, come per condividere un pasto, un'idea o un'esperienza. Ecco alcuni esempi di come si può usare il verbo "condividere":
  • Posso condividere il mio pranzo con te?
  • Voglio condividere con te la mia idea per un nuovo progetto.
  • Ho condiviso con te la mia esperienza di vita.
La condivisione è un modo importante per costruire relazioni con gli altri e creare un senso di comunità. Quando condividiamo qualcosa, ci apriamo agli altri e permettiamo loro di conoscerci meglio. Questo può portare a un maggiore senso di connessione e comprensione. La condivisione può essere anche un modo per diffondere informazioni e idee. Quando condividiamo qualcosa, stiamo aiutando gli altri a imparare e crescere. Questo può avere un impatto positivo sulla società nel suo insieme. In definitiva, la condivisione è un atto di generosità. Quando condividiamo qualcosa, stiamo donando qualcosa di nostro agli altri. Questo può essere un regalo prezioso, sia per chi lo riceve che per chi lo offre.

Il denaro è la cosa più facile da condividere. È infatti difficile trovare qualcuno che rifiuti un'offerta di denaro o di qualche cosa (o idea) che permetta di ottenerlo.

D’altra parte, condividere un'idea o un’attività è difficile se queste sono diverse da quelle già comunemente condivise e praticate. Perché l'uomo ha paura delle cose non condivise, perché queste dividono le persone e le allontanano dalla comunità. E l'uomo ha un assoluto bisogno di essere parte di una o più comunità.

Una cosa che invece nessuno rifiuta è il proprio “servizio”, cioè mettersi al servizio di una persona, aiutarla a soddisfare i suoi bisogni e i suoi desideri. Tuttavia anche qui ci possono essere dei problemi: Primo, perché un essere umano non può servire che un numero di persone limitato, dato che il suo tempo e le sue risorse sono limitate; secondo, servire una persona può suscitare la gelosia di un’altra, che vorrebbe essere servita esclusivamente o prioritariamente; terzo, non si può passare la vita solo a servire gli altri, perché si ha anche bisogno di essere serviti, cosa difficile da ottenere se non in cambio di qualcosa. L’ideale è quindi servire qualcuno disposto a servirci a sua volta.

L'aggettivo «comune» è di fondamentale importanza nei rapporti interpersonali. Da esso derivano concetti come «condividere» (che significa avere in comune), «comunità», «comunione», «comune» inteso come istituione politica, «comunanza» (cioè affinità, somiglianza) ecc. Davanti ad un verbo, l'aggettivo «comune» conferisce un senso di socialità, simultaneità, familiarità, uguaglianza, somiglianza, parità, unità, unione ecc.
  • comune appartnere
  • comune possedere
  • comune fare
  • comune volere
  • comune sapere
  • comune stare
  • comune pensare
  • comune sentire
  • comune abitare
  • comune usare
  • comune parlare
  • comune preferire
  • comune temere
  • comune desiderare
  • comune adorare
  • comune obbedire
  • comune odiare
  • comune amare
Sono tutte forme di condivisione, indispensabili per certe cooperazioni. Per sempificare, possiamo distinguere due modalità relative all'essere in comune: avere (o essere) in comune vs. mettere in comune. La prima modalità è statica in quanto implica una situazione, la seconda dinamica in quanto implica un'azione.

«Condividere» è un termine che indica l'atto di condividere o dividere qualcosa con altre persone, mettendo a disposizione o rendendo accessibile un determinato oggetto, informazione, sentimento o esperienza. Può avere diverse sfumature di significato a seconda del contesto in cui viene utilizzato. Ecco alcune delle principali connotazioni del termine "condividere":
  1. Condividere informazioni: Trasmettere o divulgare dati, conoscenze o notizie con altre persone o con il pubblico. Questo può avvenire attraverso la comunicazione verbale, scritta o tramite piattaforme digitali come i social media.
  2. Condividere esperienze: Vivere e sperimentare qualcosa insieme ad altre persone, come viaggi, eventi, feste, ecc. In questo caso, condividere l'esperienza significa parteciparvi insieme ad altre persone.
  3. Condividere emozioni o sentimenti: Esprimere le proprie emozioni o stati d'animo con altre persone, sia positivi che negativi, con l'obiettivo di connettersi o ricevere supporto.
  4. Condividere risorse: Mettere a disposizione o distribuire risorse materiali o immateriali con altre persone, come cibo, denaro, abilità, tempo, ecc. Questo può avvenire in situazioni di beneficenza, cooperazione o reciprocità.
  5. Condividere opinioni o punti di vista: Esprimere le proprie idee, pensieri o opinioni con altri e partecipare a discussioni o dibattiti.
  6. Condividere file o contenuti digitali: Invio o distribuzione di file, foto, video o altri contenuti tramite internet o altre piattaforme digitali.
In generale, condividere è un atto che favorisce l'interazione e la comunicazione tra le persone, promuovendo la coesione sociale e la creazione di legami tra gli individui.

Quella parte della mente umana che non si riscontra in nessun'altra specie animale, cioè la parte esclusivamente umana della nostra mente, si è evoluta, a mio parere, come strumento per gestire il problema dell'interdipendenza assoluta di noi umani. Infatti nessuno di noi può sopravvivere senza la cooperazione di altri umani. La mente umana ha dunque, a mio parere, una motivazione fondamentale dalle quale derivano tutte le altre motivazioni esclusivamente umane: ottenere la cooperazione altrui. A tale scopo la mente di un essere umano può seguire varie strategie consce e inconsce. Direi infatti che ciò che distingue le personalità degli esseri umani siano le particolari strategie che ciascuno adotta per ottenere la cooperazione altrui. Le strategie di ottenimento della cooperazione altrui sono più o meno pacifiche o violente, oneste o disoneste, e fanno più o meno leva sulla cooperazione, la competizione, la selezione, l'imitazione, la condivisione, il commercio, l'economia, l'etica, l'estetica, la coalizione competitiva, la gregarietà, le false promesse religiose ecc. Pertanto, alla domanda: perché facciamo ciò che facciamo? risponderei senza esitazione: per ottenere la cooperazione altrui secondo una certa strategia personale conscia o inconscia. Ciò implica, tra l'altro, essere accettati dagli altri come collaboratori, cioè non essere respinti quando proponiamo una cooperazione simbiotica. Ciò che complica enormemente questa problematica è l'individuazione, non sempre stabile, degli "altri cooperanti" cioè delle persone con cui si desidera o si accetta di cooperare, e degli "altri indesiderati", cioè di coloro con cui non si desidera interagire, e dai quali occorre allontanarsi e/o difendersi.

Io suppongo che gli esseri umani abbiano un forte bisogno innato di condividere idee, esperienze, conoscenze, credenze, narrazioni, motivazioni, sentimenti, oggetti, strumenti, spazi e tempi ecc. Insomma, tutto ciò che è per loro utile e/o importante. Il bisogno di condivisione è profondo e spesso inconscio, nascosto. L’uomo fa tantissime cose allo scopo di soddisfare il suo bisogno di condivisione, illudendosi di avere altri motivi, come se il bisogno di condivisione non abbia una sua sufficiente dignità e giustificazione. Se io chiedo a qualcuno il perché di una sua certa abituale attività sociale lui mi risponde probabilmente che fa quelle cose perché gli piace farle, o perché è interessato ai contenuti di quel tipo di attività. Ma queste non sono le vere ragioni, cioè le ragioni “prime”. Infatti se io chiedo a quella persona perché quella particolare attività sociale gli piace o perché è interessato ad essa, forse non saprà dire altro che “mi piace perché mi piace” o “mi interessa perché mi interessa”. Ebbene, io credo che le attività sociali ci piacciono e ci interessano nella misura in cui ci permettono di condividere con altri cose che ci stanno a cuore, oppure cose qualsiasi, purché siano condivisibili. Perché condividere qualcosa è un modo per stare insieme, per entrare in relazione, per interagire, per far parte di una comunità, che è la cosa che più ci piace e ci interessa. Perciò, se non riuscite a capire perché certe persone fanno certe cose insieme ad altri, probabilmente il motivo è che desiderano condividere qualcosa con gli altri per unirsi a loro, e quell'attività è un buon pretesto, una buona giustificazione. Insomma, si tratta di condividere per interagire, e di interagire per appartenere, non importa cosa venga condiviso, anche cose senza senso, purché vi sia condivisione. Mi sembra impossibile capire molte attività sociali senza questa chiave di comprensione: condividere per appartenere.

Sì, è possibile la cooperazione tra due persone che non condividono la visione del mondo. In effetti, è spesso necessario che le persone collaborino nonostante le loro differenze per raggiungere obiettivi comuni. Ci sono molte sfide che possono sorgere quando le persone collaborano con persone che hanno visioni del mondo diverse. Una sfida è la comunicazione. Può essere difficile capire le prospettive degli altri quando si hanno esperienze e background diversi. Un'altra sfida è la risoluzione dei conflitti. Quando le persone hanno opinioni diverse su qualcosa, può essere difficile trovare un terreno comune. Nonostante queste sfide, è possibile collaborare con persone che hanno visioni del mondo diverse. Ecco alcuni suggerimenti:
  • Siate rispettosi delle opinioni degli altri, anche se non le condividete.
  • Siate disposti a ascoltare le prospettive degli altri.
  • Siate disposti a trovare un terreno comune.
  • Siate disposti a compromessi.
  • Siate trasparenti sui vostri obiettivi e sulle vostre motivazioni.
  • Siate flessibili e pronti ad adattarvi.
La cooperazione tra persone con visioni del mondo diverse può essere difficile, ma è possibile. Seguendo questi suggerimenti, è possibile creare partnership produttive e raggiungere obiettivi comuni. Ecco alcuni esempi di cooperazione tra persone con visioni del mondo diverse:
  • I membri di un team di lavoro che hanno opinioni diverse su come completare un progetto possono collaborare per trovare una soluzione che funzioni per tutti.
  • Le persone di diversi partiti politici possono collaborare per scrivere una legge che sia vantaggiosa per tutti i cittadini.
  • Le persone di diverse culture possono collaborare per creare un evento che sia celebrato da tutti.
La cooperazione tra persone con visioni del mondo diverse è importante perché può aiutarci a raggiungere obiettivi comuni, creare un mondo più giusto ed equale e comprendere meglio le prospettive degli altri.

Sì, è possibile la cooperazione tra due persone che non condividono la stessa visione del mondo. La cooperazione può avvenire anche tra individui con prospettive, credenze o opinioni diverse. La chiave per una cooperazione efficace in questi casi sta nel trovare punti in comune, mettere da parte le differenze e lavorare insieme verso un obiettivo comune o un interesse condiviso. Ecco alcune considerazioni importanti per favorire la cooperazione tra persone con visioni del mondo diverse:
  1. Rispetto reciproco: È essenziale che entrambe le parti si rispettino reciprocamente, riconoscendo che le differenze di visione del mondo sono naturali e che ognuno ha il diritto di avere le proprie opinioni.
  2. Ascolto attivo: Praticare l'ascolto attivo e aperto è fondamentale. Significa cercare di comprendere le motivazioni, i valori e le prospettive dell'altro senza giudicarli o interromperli.
  3. Focalizzarsi sugli obiettivi comuni: Concentrarsi sugli obiettivi o sugli interessi che entrambe le persone condividono. Questi punti in comune possono diventare il fondamento della cooperazione.
  4. Trovare compromessi: Nell'ambito delle differenze di visione, può essere necessario trovare dei compromessi che siano accettabili per entrambe le parti, in modo da raggiungere una soluzione soddisfacente.
  5. Apprezzare la diversità: Vedere la diversità di opinioni come un'opportunità per arricchire la prospettiva e la comprensione del mondo, piuttosto che come una barriera.
  6. Essere disposti al cambiamento: Le persone con punti di vista diversi potrebbero influenzarsi reciprocamente e crescere attraverso l'interazione. Essere aperti al cambiamento e alla crescita personale è importante.
  7. Evitare argomenti divisivi: Se ci sono temi particolarmente divisivi, potrebbe essere meglio evitarli e concentrarsi su altre questioni su cui collaborare.
È importante sottolineare che la cooperazione tra individui con visioni del mondo diverse può essere un processo complesso e richiedere pazienza e comprensione. Tuttavia, quando viene gestita con rispetto e apertura mentale, può portare a risultati positivi e alla creazione di relazioni significative e produttive.

Se è vero, come spiegato nell'articolo Bisogno di condivisione e valori condivisi, che l'Uomo ha un fortissimo e insopprimibile bisogno di condivisione, dobbiamo chiederci perché, a quanto pare, tale bisogno è spesso frustrato, tanto da causare sofferenza e disturbi mentali su larga scala. In altre parole, cosa ostacola la condivisione di "cose" e idee tra esseri umani, a partire dall'intimità fisica?

Una possibile risposta è che il bisogno di condivisione non è l'unico presente nell'uomo, ma convive con altri che possono essere, rispetto ad esso, antagonisti, antitetici o incompatibili.  Per esempio i bisogni di potenza, possesso, competizione, libertà ecc. che sono causa di gelosia, invidia, ostilità, odio, violenza ecc.

L'uomo è dunque, per usare un'espressione di Gregory Bateson, sottoposto ad un "doppio vincolo": da una parte il bisogno di condivisione, che lo spinge verso i suoi simili, dall'altra i bisogni ad esso antitetici (competizione, libertà ecc.)  che lo spingono in senso opposto. La faccenda è in realtà più complessa perché ognuno classifica gli altri in due gruppi: "alleati" e "rivali", per poi soddisfare il suo bisogno di condivisione con i primi e quello di competizione con i secondi. Un'ulteriore complicazione è costituita dal fatto che una stessa persona può facilmente e frequentemente passare dal ruolo di alleato a quello di rivale e viceversa.

Forse questa polarizzazione in "alleati" e "rivali" c'è sempre stata, anche se in forme più o meno drastiche, a seconda del temperamento genetico e dell'educazione o cultura di appartenenza.

Ovviamente, quanto più la polarizzazione si acuisce, tanto più grande è il rischio di conflitto o violenza tra gruppi rivali. Il paradosso è che generalmente la condivisione con gli alleati aumenta quanto più cresce l'ostilità verso i comuni rivali. C'è allora da chiedersi se sia possibile una "alleanza", ovvero una condivisione, senza comuni rivali, e a questa domanda non so rispondere.

Se la risposta fosse negativa, vorrei far parte di un'alleanza di persone comprensive i cui rivali sarebbero quelle non comprensive per quanto riguarda la natura umana in tutti i suoi aspetti, a partire dai bisogni (a tutti i livelli, da quelli fisici a quelli più spirituali) e dai sentimenti ad essi associati.

Domanda a ChatGPT:  Quanto è importante la condivisione nei rapporti umani? Risposta di ChatGPT
La condivisione è estremamente importante nei rapporti umani. Essa svolge un ruolo fondamentale nell'instaurare legami significativi e duraturi tra le persone, sia a livello personale che sociale. Ci sono diversi aspetti in cui la condivisione riveste un ruolo cruciale:
  1. Empatia e comprensione: Condividere le esperienze, i pensieri e le emozioni permette alle persone di comprendere meglio gli altri e di sviluppare empatia. Questa comprensione reciproca favorisce un clima di fiducia e reciproco sostegno nei rapporti.
  2. Costruzione di legami: La condivisione di momenti speciali, sfide, successi e sconfitte contribuisce a creare legami profondi e significativi tra le persone. La capacità di condividere la propria vita con gli altri porta a una maggiore intimità e senso di connessione.
  3. Supporto sociale: La condivisione delle proprie difficoltà e problemi può aiutare a ottenere il supporto e la comprensione necessari da parte degli altri. Condividere i carichi emotivi può alleggerire il peso delle preoccupazioni individuali.
  4. Crescita personale: La condivisione delle esperienze, delle conoscenze e delle prospettive può portare a una crescita personale e intellettuale più rapida. Quando impariamo dagli altri e ci apriamo a nuove idee, possiamo arricchire la nostra comprensione del mondo.
  5. Riduzione dell'isolamento sociale: Condividere con gli altri ci permette di superare l'isolamento e la solitudine, fattori che possono avere un impatto negativo sulla nostra salute mentale e benessere generale.
  6. Stabilire una comunità e una cultura: La condivisione di valori, tradizioni, usanze e storie aiuta a creare una cultura condivisa all'interno di una comunità o di un gruppo sociale, rafforzando così l'identità e il senso di appartenenza.
  7. Migliorare le relazioni interpersonali: La condivisione di pensieri e sentimenti può contribuire a risolvere i conflitti e a favorire una comunicazione più aperta e onesta all'interno delle relazioni.
In sintesi, la condivisione è uno dei pilastri fondamentali per costruire e mantenere rapporti umani sani, positivi e significativi. Senza di essa, le interazioni umane sarebbero molto più superficiali e la mancanza di connessione potrebbe comportare isolamento emotivo e sociale. Pertanto, incoraggiare la condivisione e coltivare la capacità di ascoltare e comprendere gli altri sono elementi essenziali per migliorare la qualità delle nostre relazioni e della nostra vita in generale.
     

Suppongo che la mente umana e la società (entità perfettamente interdipendenti) siano basate sulla condivisione di forme, norme, valori, beni, servizi, linguaggi, narrazioni, corpi, giochi, tradizioni, gusti, spettacoli, riti ecc. Per condivisione intendo l’avere qualcosa di materiale o immateriale in comune, o fare cose insieme, in modo più o meno duraturo. Si tratta dunque di una relazione bilaterale, simmetrica o asimmetrica, ma sempre reciproca, almeno nelle intenzioni di una delle parti in gioco. Suppongo che l’uomo abbia assolutamente bisogno di condividere cose con altri, nel senso che se non lo facesse morirebbe o si ammalerebbe fisicamente e/o psichicamente. Tuttavia, essendo l'uomo un animale competitivo, invidioso e geloso, condividere qualcosa con certe persone può implicare la negazione o la proibizione della condivisione della stessa cosa con altre, come nelle guerre, in cui la condivisione di una patria implica la rivalità rispetto ai suoi nemici. Non si può infatti far parte di comunità avverse né condividere con più persone ciò che è ritenuto esclusivo, come ad esempio il rapporto monogamico. La condivisione può essere oggetto di conflitto anche nel caso in cui una delle due parti la desideri e l'altra la rifiuti o la tema. E può essere oggetto di commercio nel senso che può essere venduta o concessa in cambio di una contropartita. Inoltre occorre osservare che, sebbene la condivisione sia una cosa indispensabile e vitale, una maggiore condivisione non è sempre migliore rispetto ad una minore. Infatti, oltre un certo grado di condivisione, essa comincia a dar luogo ad inconvenienti, come una possibile perdita di autonomia e libertà, compresa quella di fare cose che gli altri non riescono a condividere. Possiamo dunque dire che l'uomo sia soggetto ad un "doppio vincolo": da una parte ha un bisogno assoluto di condividere, dall'altra ha paura di farlo con le persone sbagliate e/o in misura sbagliata, al momento sbagliato o ad un prezzo troppo alto. A mio avviso il dilemma è pertanto: "condividere o non condividere?", da cui derivano domande come: Con chi? Cosa? Come? Quando? Quanto? A quale prezzo? A tal proposito occorre aggiungere la paura del rigetto, che può essere interpretato come rifiuto della persona che offre la condivisione, con effetti devastanti sulla sua autostima e reputazione. Il successo di Facebook e di altri social network è dovuto soprattutto al fatto che permettono di condividere senza impegno. E' vero che in questi luoghi virtuali si condivide in modo superficiale, ma è anche vero che si può interrompere subito la condivisione se questa si rivela insoddisfacente o troppo impegnativa. Occorre inoltre osservare che la condivisione “virtuale” può essere illusoria o fallimentare quando i contenuti “condivisi” vengono ignorati dalle persone a cui sono rivolti. Per concludere, suppongo che quasi tutti i comportamenti sociali siano spiegabili come gesti o tentativi di condivisione di qualcosa di materiale o di immateriale, finalizzati alla cooperazione verso qualcuno oppure come manifestazioni di non condivisione o di esclusione verso altri. Senza tale chiave di comprensione gran parte del comportamento umano sarebbe per me inspiegabile, per non dire assurdo. Ognuno condivide qualcosa con qualcuno. Ed io cosa condivido, e con chi?

Uno dei bisogni umani più importanti e potenti è quello di condivisione. Abbiamo infatti una insopprimibile necessità di condividere con altri sia cose materiali, come spaziotempo e oggetti, sia informazioni, ovvero idee, conoscenze e i valori (o disvalori) ad esse associati. D'altra parte il concetto stesso di valore implica quasi sempre una condivisione. E' infatti difficile pensare a qualcosa che abbia valore solo per un individuo e per nessun altro. Ci sono diversi tipi di condivisione, e quindi di valore o disvalore. Seguono alcuni esempi. Primo esempio: il denaro. Esso vale solo se è riconosciuto come valido, ovvero come strumento di scambio per ottenere beni o servizi, da più di una persona. Il suo valore è dunque condiviso. Altro esempio: un vestito. Se si tratta di un vestito che indosso solo in casa e che nessuno può vedere al di fuori di me, il suo valore è individuale e privato, nel senso che mi serve solo per proteggere la mia pelle da freddo, attriti e sporcizia. Ma se lo indosso in presenza di altri, esso ha anche una valenza sociale perché mi qualifica agli occhi altrui, a seconda della sua fattura, come appartenente ad una certa categoria sociale o tipo psicologico, e perché potrebbe avere un effetto estetico più o meno attraente o repellente agli occhi di chi lo vede. Altro esempio: una particolare professione. Essa ha una valenza sociale in quanto serve gli interessi di qualcun altro, e se mi qualifica come appartenente ad una certa categoria sociale, oppure se ha un effetto estetico più o meno attraente o repellente agli occhi altrui. Una professione implica perciò diverse condivisioni di utilità e significati. Altro esempio: un'attività collettiva, come assistere ad una messa o a un evento sportivo. Essa mi qualifica agli occhi altrui come appartenente ad una certa categoria sociale e mi permette di partecipare ad un rito sociale, condiviso per definizione. In tal caso vengono condivisi sia la categoria sociale di appartenenza, sia il rito stesso, dove l'uno è funzionale rispetto all'altro essendo una categoria sociale caratterizzata dalla celebrazione collettiva di certi riti. Altro esempio: ballare con un'altra persona. In tal caso viene condiviso lo spazio (essendo i danzanti in contatto fisico), il ritmo e i movimenti, oltre all'appartenenza a una certa categoria sociale e il rito che il ballo in un certo senso costituisce. Si potrebbero fare infiniti altri esempi. Si può dire, in generale, che in tutte le attività sociali ci sia qualche sorta di condivisione: di linguaggio, spazio, tempo, energie, movimenti, beni, simboli, gesti, sostanze, valori etici ed estetici ecc. Si potrebbe  anche dire che la condivisione serva a se stessa, nel senso che attraverso la condivisione di qualcosa si possono condividere altre cose, oppure che una condivisione tira l'altra. D'altra parte, chi non condivide nulla è solo, isolato, e quindi a rischio di morte e di follia. Per quanto sopra, possiamo concludere che ogni comportamento umano è motivato, consciamente e ancor più inconsciamente, dal desiderio di condividere qualcosa con qualcuno, o di eliminare un ostacolo (reale o presunto) a qualche condivisione. Questa riflessione dovrebbe aiutarci a comprendere perché qualcuno fa ciò che fa anche quando quell'azione ci sembra strana, inspiegabile o deleteria.

Propongo qui una serie di principi morali da me concepiti, che non fanno alcun riferimento a entità religiose o spirituali, ma sono fondati su conoscenze scientifiche e psicologiche. Sono un'alternativa al Nuovo Testamento cristiano, che ritengo non adatto ai nostri tempi per le ragioni spiegate in questo articolo. Ritengo che tali principi possano essere condivisi sia da credenti in qualunque religione, sia da atei, sia da agnostici. Sono graditi commenti e proposte di aggiunte e di modifiche. Mi piacerebbe sapere da ogni lettore quali principi ritiene validi e quali no, quali si impegnerebbe a seguire e quali no. Questo articolo verrà modificato più volte nelle prossime settimane per tener conto dei commenti ricevuti.
  1. Non fare ad altri quello che non vorresti fosse fatto a te.
  2. Non danneggiare nessuno, tranne nei casi in cui farlo sia necessario per impedire ingiustizie o danni maggiori per qualcuno che non li merita.
  3. Non fare cose che, se tutti potessero fare e facessero, danneggerebbero la società o l’ambiente naturale.
  4. Non considerare gli altri come mezzi per soddisfare i tuoi bisogni senza un corrispettivo, ma cerca la cooperazione con gli altri per una soddisfazione reciproca.
  5. Ripaga le persone individualmente, e la società in generale, per quello che da loro hai ricevuto, per quanto ti è possibile. Nessuno ha il diritto di vivere a spese di altre persone o della società.
  6. Sii sempre sincero, tranne nei casi in cui la tua sincerità potrebbe essere dannosa per qualcuno.
  7. Mantieni la parola data e gli impegni presi, a meno che farlo sia dannoso per qualcuno. Non fare promesse che non sei sicuro di poter mantenere.
  8. Tratta tutti gli esseri umani con rispetto, lealtà, onestà ed equità. Riconosci pari diritti e pari dignità a ognuno indipendentemente dalle sue opinioni. Non disprezzare né deridere alcuno per motivi quali: colore della pelle, etnia, religione, orientamento sessuale,  capacità intellettuali, salute, aspetto fisico, classe sociale ecc.
  9. Sii comprensivo riguardo al comportamento altrui e al tuo, dato che nessun essere vivente, compreso l’uomo, ha scelto la propria natura, né è libero di volere ciò che vuole, di sentire ciò che sente, né di sapere ciò che sa. Infatti le motivazioni, i sentimenti e le cognizioni di un essere vivente dipendono dalla combinazione del suo codice genetico con le sue esperienze particolari. 
  10. Sii comprensivo riguardo al comportamento altrui e al tuo, dato che l’io cosciente  è una piccola parte della mente umana. Questa è prevalentemente inconscia e influenza l’io cosciente a sua insaputa, perseguendo fini che possono essere diversi da quelli di cui si è consapevoli.
  11. Pur essendo comprensivo, non tollerare che chiunque commetta illegalità o ingiustizie, e contribuisci all’applicazione della giustizia in quanto cittadino responsabile. Considera tuttavia che lo scopo della punizione non deve essere quello di infliggere dolore alla persona che sbaglia, ma quello di ridurre la probabilità che essa sbagli ancora.
  12. Obbedisci alle leggi dello stato in cui vivi, tranne nei casi in cui farlo sarebbe dannoso per qualcuno. Paga i tributi che ti competono secondo i tuoi guadagni e i tuoi possedimenti.
  13. Accresci le tue conoscenze scientifiche e umanistiche al fine di correggere i tuoi difetti, migliorare i tuoi rapporti con gli altri e meglio contribuire al bene comune.
  14. Nei conflitti con gli altri cerca, attraverso il dialogo, una soluzione pacifica se possibile; evita gesti e atteggiamenti aggressivi, ostili, offensivi; affronta le divergenze con calma, e, se un accordo o un compromesso è impossibile, adotta le misure appropriate per difendere i tuoi gusti interessi.
  15. Non sopravvalutarti, e non sottovalutarti. Se qualcuno ti fa una  critica non respingerla a priori, ma esaminala senza pregiudizi per verificarne la fondatezza.
  16. Non essere assolutamente sicuro di alcuna verità, né di avere ragione in qualunque questione. Considera che ognuno ha ragione dal proprio punto di vista, e che ogni verità è parziale e suscettibile di essere sostituita da una verità più credibile o più soddisfacente. 
  17. Tollera chi ha idee diverse dalle tue, tranne nei casi in cui la messa in pratica di quelle idee può danneggiare te o altri.
  18. Rispetta sempre il diritto degli altri di dissentire da te e di avere stili di vita diversi dai tuoi, purché non siano contrari alla giustizia e al bene comune.
  19. Non far sentire nessuno inferiore a te, in nessun campo. Evita le competizioni sulla sapienza, sulla saggezza, sulla moralità e sulla ragione.
  20. Metti in discussione e verifica le idee tue e altrui (cominciando da quelle dei tuoi educatori e dei tuoi insegnanti), e scarta quelle che sono contraddette dai dati e dai fatti reali. Insegna ai tuoi figli e ai tuoi eventuali allievi e seguaci a dissentire da chiunque faccia affermazioni infondate, te compreso.
  21. Non accettare passivamente i messaggi espliciti e impliciti delle tradizioni, delle mode, delle religioni e dei mezzi di comunicazione di massa, ma esaminali criticamente per determinare se inducono a comportamenti contrari al benessere psicofisico.
  22. Rispetta l’ambiente naturale e quello urbano, contribuisci a tenerli sani e puliti, e difendili da chi li inquina, deturpa o impoverisce, denunciando gli abusi alle autorità competenti. Adegua i tuoi consumi alle condizioni ecologiche. Abbi cura dei beni pubblici come se fossero tuoi privati.
  23. Cerca di lasciare l'ambiente naturale e quello sociale meglio di come li hai trovati.
  24. Godi de rispetta la bellezza in tutte le sue manifestazioni, perché essa ci dà piacere, ci consola e ci motiva a migliorare, ma guardati da coloro che la usano  per incantare e illudere le persone inducendole a credere nella verità delle loro narrazioni o nella qualità delle loro merci.
  25. Non generare figli se non sei in grado di dedicare loro tempo ed energie, e di garantire loro il necessario per una crescita sana e serena, tra cui un’istruzione adeguata alle sfide della società attuale.
  26. Godi della tua sessualità e lascia che gli altri godano della propria, quali che siano le loro inclinazioni, purché nessuna delle persone coinvolte venga danneggiata o costretta a rapporti non desiderati. Protesta contro ogni forma di repressione sessuale e contro l'omofobia.
  27. Tollera chi è meno intelligente di te, perché nessuno è responsabile del proprio grado di intelligenza.
  28. Accetta e rispetta la proprietà privata altrui e le disuguaglianze economiche, se esse sono il risultato di attività oneste e legali.
  29. Partecipa in modo informato alla vita politica della tua città e del tuo stato  favorendo con i tuoi voti le politiche più rispondenti all’interesse generale della popolazione (a tutti i livelli, dal villaggio al pianeta) piuttosto che all’interesse di gruppi particolari. Favorisci le politiche tese a dare a tutti pari opportunità di istruirsi.
  30. Non diffondere notizie o teorie infondate, inattendibili o erronee. Prima di riportare una notizia, verifica l’attendibilità della fonte. Se la verifica è impossibile, non diffondere la notizia.
  31. Nel considerare il bene e il male tieni conto degli interessi della specie umana oltre che di quelli degli individui.
  32. Ognuno è civilmente e moralmente responsabile del proprio comportamento, anche se esso è uguale a quello della maggior parte della gente. Infatti, il fatto che una gran quantità di persone si comportino in un certo modo non implica che quel comportamento sia giusto o opportuno.
  33. Imita coloro che ritieni migliori di te.
  34. Riconosci a tutti il diritto di non amare o di smettere di amare qualcuno o qualcosa, poiché l’amore è un sentimento involontario. Per lo stesso motivo, considera che nessuno, tranne i bambini, ha il diritto di essere amato. 
  35. Riconosci a tutti il diritto di scegliere con chi interagire e con chi non interagire.
  36. Considera che la competizione tra esseri umani è inevitabile. Tuttavia essa deve essere aperta, leale e rispettosa della dignità delle persone meno competitive.
  37. Il bene e il male non sono assoluti né oggettivi, ma sempre relativi alla soddisfazione dei bisogni umani. 
  38. Considera che ognuno cerca di soffrire il meno possibile e di godere il più possibile usando le risorse materiali e immateriali che possiede. E ognuno, te compreso, può aiutare gli altri a soddisfare i loro bisogni, o ostacolarli in tal senso.
  39. Ognuno è responsabile non solo del male che fa, ma anche del bene che non fa agli altri.
  40. Si consapevole delle conseguenze delle tue azioni e delle tue non-azioni per il bene degli altri e della società.
  41. Due o più esseri umani possono negoziare le regole morali delle loro interazioni purché esse non danneggino terzi; nessuno ha il diritto di intromettersi in quella negoziazione.
  42. Non ti aspettare dagli altri ciò che essi non sono in grado di fare o di capire.
  43. Ogni donna ha il diritto di abortire se lo ritiene opportuno.
  44. Ognuno ha il diritto di terminare la propria vita quando lo ritiene opportuno.
  45. Non prendere nulla assolutamente sul serio (nemmeno questi principi morali), tranne la sofferenza degli esseri viventi senzienti.

In questo articolo vorrei affermare una relazione funzionale tra il concetto di condivisione e quello di cooperazione. Infatti suppongo che non sia possibile una cooperazione tra due o più persone se queste non condividono almeno certe cose materiali o immateriali, a cominciare da un linguaggio e da certe opinioni, certi valori, certi gusti ecc. Per argomentare la mia affermazione, mi riferisco inizialmente ai bisogni primordiali di ogni essere umano: sopravvivere e riprodursi. Il bisogno di cooperazione Per sopravvivere, per soddisfare i propri bisogni, e per riprodursi, ogni umano ha bisogno di cooperare con altri umani. Tuttavia, perché vi sia cooperazione, non basta volerla, bisogna anche sapere come ottenerla, ed è necessario che certi prerequisiti siano soddisfatti. Infatti può succedere che essa non si realizzi, che avvenga con difficoltà e inconvenienti più o meno gravi, o che dia risultati insoddisfacenti, tanto da indurre gli interessati a concludere che non ne valeva la pena. Cerchiamo dunque di capire in cosa consiste una cooperazione e a quali condizioni essa è soggetta. In cosa consiste una cooperazione La cooperazione tra due umani (i “partner” della cooperazione) consiste nella condivisione di certe cose, e richiede la condivisione di certe altre cose. Per "cose" intendo qualsiasi cosa materiale o immateriale, come oggetti, beni, idee, informazioni, valori, doveri, ecc. (vedi una lista di esempi più numerosa in fondo a questo articolo). In una cooperazione vengono scambiati beni, e/o informazioni, e/o servizi, nel senso che ciascun partner cede all’altro, o permette all’altro di usare, certe proprie risorse materiali o immateriali, in cambio di certi benefici. Una forma molto semplice di cooperazione è il commercio, in cui avviene la cessione di un bene in cambio di un corrispettivo, che consiste generalmente in denaro. Cooperazione come servizio reciproco Nelle forme più complesse di cooperazione (come l’amicizia, il cameratismo, il rapporto professionale, l’amore di coppia, la solidarietà, il patriottismo, il tifo sportivo ecc.) vengono scambiati servizi, o impegni di servizi, da erogare al verificarsi di certe condizioni. In tal senso un “servizio” può consistere nella difesa, protezione o sostegno del partner, nel mutuo aiuto o nel perseguimento di un comune interesse o obiettivo. L’erogazione di un servizio può essere considerata una forma di condivisione nel senso che se una persona A "serve" una persona B, si può dire che B “usa” la persona A in quanto “usufruisce” del servizio che A eroga a B. Ebbene, se B usa A, si può dire che A condivide una parte di se stessa con B, a favore di B. Ovviamente ci si aspetta che la condivisione sia reciproca, o che sia ricompensata in qualche modo. Quando la cooperazione ha successo, è come se, in virtù dell’erogazione e dell'uso reciproco dei "servizi", A e B fossero due parti di un’unica entità (la coppia), parti che cooperano a beneficio, e nell'interesse, della coppia stessa. In tal senso si può parlare di "economia" della coppia. In altre parole, una cooperazione è una specie di simbiosi, per quanto possa essere di durata limitata e non impegnativa al di fuori dell'ambito della cooperazione stessa. Infatti, durante la cooperazione, i partner traggono vantaggio dallo scambio dei beni, delle informazioni e dei servizi, e a tale scopo costituiscono un gruppo, ovvero un sistema, dato che per sistema s'intende un insieme di parti che interagiscono per un interesse o scopo reciproco o comune. Condivisione come comunicazione e congiungimento Lo scambio di cui stiamo parlando costituisce una "comunicazione" in senso lato, in quanto permette la messa in "comune" di qualcosa. Nel caso dello scambio di informazioni, si può parlare di "comunicazione" in senso stretto, in quanto certe informazioni vengono "copiate" dalla mente di un partner in quella dell'altro. In questo caso "condividere" equivale a "copiare". In termini più astratti, è come se l’erogatore del servizio condividesse (in tutto o in parte) la propria persona, ovvero il proprio corpo (che include la propria mente), con il fruitore del servizio stesso. Condividere una cosa tra due o più partner significa che i partner dispongono di quella cosa in comune, nel senso che ciascuno dei partner può usarla come se fosse propria. Paradossalmente, quindi, sebbene il termine “condividere” faccia pensare ad una divisione, e quindi separazione, una condivisione è una forma di unione, cioè di congiungimento, tra chi produce la condivisione e chi ne usufruisce. In tal senso, il rapporto sessuale può essere considerato come una forma di cooperazione e di condivisione, in cui vengono condivisi i corpi dei cooperanti. Donazione vs. condivisione C'è una differenza significativa tra il concetto di "donazione" e quello di "condivisione". Infatti, nella donazione (come pure nella dedizione e nel sacrificio) il donatore rinuncia a qualcosa a favore del beneficiario, quindi perde qualcosa senza aspettarsi nulla in cambio. Nella condivisione, invece, il condividente non rinuncia a nulla e non perde nulla, ma mette semplicemente qualcosa che prima era privato, a disposizione del partner, oppure rinuncia a qualcosa in cambio di un beneficio maggiore. Questa differenza tra donazione e condivisione è di fondamentale importanza nel rapporto di coppia, in quanto la donazione, la dedizione, il sacrificio possono dar luogo, nel tempo, ad un risentimento o ad un desiderio di compensazione o di rivalsa che può nuocere alla cooperazione, fino ad indurre gli interessati a interromperla. Condivisione statica vs. dinamica Una condivisione può essere statica o dinamica. Per condivisione statica di una cosa tra due persone intendo il caso in cui le due persone hanno già quella cosa in comune nel momento in cui considerano un'eventuale cooperazione. Per condivisione dinamica di una cosa tra due persone intendo l'atto del condividere, ovvero la transazione (tra le due persone) attraverso la quale si realizza la messa in comune di quella cosa. Affinché una condivisione dinamica possa avvenire, è necessaria, a priori, la condivisione statica di certe cose, quali ad esempio, certe regole morali, una lingua, certi saperi, certi interessi, certi obblighi, ecc. Motivazione alla condivisione Una condivisione tra due persone può essere suggerita, stimolata, obbligata o forzata da una terza parte (come ad esempio un genitore, un sacerdote, un'autorità politica, militare, economica, culturale, un datore di lavoro ecc.). In tal caso la terza parte può costituire anche l'oggetto della condivisione, nel senso che le persone condividono la stessa autorità a cui si sottopongono, o che insieme combattono. A proposito di condivisione forzata, il "comunismo reale" costituisce un perfetto esempio di essa. Infatti in un regime comunista "classico", la proprietà privata è consentita in misura molto limitata, e la popolazione è costretta dall'autorità statale a condividere non solo i beni materiali, ma anche l'idea che il comunismo sia una cosa buona. Tra cooperazione e condivisione esiste una relazione funzionale bidirezionale, nel senso che la condivisione favorisce la cooperazione, e, a sua volta, la cooperazione favorisce la condivisione. Infatti, più intensamente e più frequentemente due persone cooperano, maggiore è la quantità di cose che esse condividono per effetto della cooperazione. D’altra parte quanto maggiore è il desiderio di cooperare, tanto maggiore è la motivazione a condividere certe cose. Condivisione come chiave di comprensione dei rapporti umani A mio avviso il concetto di condivisione è molto importante (1) come chiave di comprensione dei rapporti interpersonali (e dei i problemi ad essi connessi), (2) come strumento per orientarsi nella scelta delle persone con cui cooperare e (3) per apprendere a interagire e cooperare con gli altri nel modo più utile per sé e per gli altri. Ad esempio, un divorzio (che rappresenta il fallimento di una cooperazione tra due persone) può essere spiegato come il risultato di un'insufficiente condivisione di prerequisiti, dovuta a incapacità o rifiuto volontario di condividere, o a differenze eccessive tra le visioni del mondo degli interessati. Nei rapporti interpersonali è fondamentale capire che non ci può essere cooperazione, né amicizia, né amore senza una sufficiente condivisione, e che tanto maggiore è la condivisione, tanto più efficace è la cooperazione. Si può anche dire che la solitudine è il risultato di una insufficiente condivisione, o del rifiuto di condividere certe cose, come certi valori o disvalori. Negoziazione di una cooperazione/condivisione È anche importante capire che una cooperazione può essere (e a mio avviso dovrebbe essere) negoziata esplicitamente, nel senso che ogni parte dovrebbe essere consapevole di ciò che è disposta a condividere, di ciò che è capace o incapace di condividere, e delle condivisioni che esige dall'altra. Dovrebbe quindi informare l'altra delle proprie condizioni, e chiedere all'altra di fare altrettanto. Dopodiché le parti possono decidere con cognizione di causa se tentare una cooperazione o rinunciare ad essa per insufficienza delle condizioni necessarie. Domande sulla condivisione Più in generale, la riflessione sul concetto di condivisione permette di rispondere a domande quali: Condividere cosa? Con chi? Perché? E considerando un'eventuale cooperazione con una certa persona, permette di rispondere a domande quali:
  • Cosa possiamo condividere?
  • Cosa non possiamo condividere?
  • Cosa vogliamo condividere?
  • Cosa non vogliamo condividere?
  • Cosa dobbiamo condividere?
  • Cosa non dobbiamo condividere?
  • Cosa temiamo di condividere?
  • Cosa non temiamo di condividere?
  • Cosa desideriamo condividere?
  • Cosa non desideriamo condividere?
Istinto di cooperazione/condivisione Se è vero che l'uomo ha un bisogno innato di cooperazione, possiamo dire che ha, di conseguenza, un bisogno innato di condivisione, in quanto mezzo indispensabile per ottenere la cooperazione stessa. Possiamo perciò parlare di istinto di cooperazione e di istinto di condivisione, confondendoli. In antitesi rispetto al bisogno/istinto di cooperazione e di condivisione, vi è tuttavia il bisogno/istinto di competizione, per cui il vivere civile impone un compromesso tra di essi. Differenze umane, esclusione e inclusione Se prendiamo due persone a caso, possiamo affermare che essere condividono certe cose, e non condividono certe altre cose. Sono proprio tali corrispondenze e non corrispondenze che determinano il grado di possibilità di cooperazione tra le persone stesse. In tal senso, anche il concetto di "inclusione" rientra a mio avviso nel concetto di condivisione. Infatti un'inclusione autentica e non illusoria, è possibile solo attraverso una condivisione di certi beni, valori, idee, impegni, ecc. Condivisioni di gruppo/massa Il concetto di condivisione non riguarda solo i rapporti bilaterali tra due individui, ma può interessare gruppi o masse di persone, ad esempio, nell'editoria, nei mass media, nei social network, negli spettacoli, nelle conferenze pubbliche, nelle cerimonie, nei riti, ecc.. Mi riferisco alla diffusione di informazioni o di "performance" che una fonte mette a disposizione di una quantità imprevedibile di persone sconosciute, con o senza una loro attiva partecipazione simultanea. Questa condivisione di gruppo o di massa ha una doppia funzione. Da una parte consiste nella condivisione tra una fonte e ciascun destinatario-fruitore. Dall'altra costituisce una condivisione tra tutti i destinatari-fruitori che, in virtù del fatto che hanno assistito allo stesso evento (specialmente se in contemporanea), ne condividono successivamente la memoria. Abbiamo qui, dunque, una doppia condivisione, che favorisce la cooperazione (1) tra la fonte e ciascun fruitore, e (2) tra i fruitori, i quali possono successivamente, nei loro dialoghi, fare riferimento a ciò che hanno visto e udito insieme. Cose che possono essere condivise Concludo con una lista di "cose" che possono essere condivise tra due persone, o tra una fonte e un gruppo o massa di persone.
  • Beni materiali (mobili e immobili)
  • Beni immateriali
  • Idee
  • Informazioni
  • Insegnamenti, scuole
  • Saperi e conoscenze
  • Ricordi
  • Valori
  • Interessi
  • Obiettivi
  • Progetti
  • Imprese
  • Gusti
  • Preferenze
  • Colpe
  • Responsabilità
  • Doveri
  • Appartenenze
  • Amore/odio verso terzi
  • Psicologie
  • Filosofie
  • Religioni
  • Discipline
  • Esperienze
  • Preoccupazioni
  • Sottomissioni ad autorità
  • Problemi
  • Amicizie
  • Paure
  • Piaceri
  • Dolori
  • Speranze
  • Luoghi e spazi
  • Folklore
  • Spettacoli
  • Storie
  • Genitori
  • Famiglia
  • Il proprio corpo
  • Poteri
  • Libertà
  • Musiche
  • Ritmi
  • Danze
  • Canzoni
  • Opere d'arte
  • Concerti
  • Conferenze
  • Cerimonie
  • Riti
  • Giochi
  • Vizi
  • Malattie
  • Dipendenze da sostanze
  • Ecc.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *