Sono abituato a passare per arrogante quando esprimo le mie idee. Questo avviene forse perché arrogante lo sono veramente oppure perché, normalmente, non uso frasi dubitative come “ho l’impressione che … ma non ne sono certo” oppure, “potrebbe forse essere che ….”, e perché mi piace lo stile aforistico, alla Nietzsche e alla Wilde, secco, sintetico, ossimorico, quindi tutt’altro che esaustivo né dubitativo. E forse anche perché le idee che esprimo sono spesso inusuali e provocatorie. Così, fatalmente, vengo spesso preso per uno troppo sicuro di sé e saccente. La cosa mi preoccupa più o meno a seconda della stima e dell’affetto che ho per la persona che mi giudica.
Che ci crediate o no, io non sono sicuro di nulla e non mi fido di nessuno, tanto meno di me stesso e delle mie idee. Sono incline ad un ironico sospetto sistematico verso tutto e tutti, me compreso (capisco che possa essere irritante), sono un cacciatore di mistificazioni, e questa attitudine me l’ha insegnata la psicoanalisi. Ciò non toglie che penso con la mia testa, ho idee prese in prestito da altri e altre prodotte da me, spesso in termini di ipotesi non dimostrabili ma plausibili, e mi piace esprimerle e discuterle con chi è disposto a farlo, non per convincere qualcuno che ho ragione e che “ce l’ho più lungo” in termini di cervello, ma perché considero la discussione (se fatta con un sincero desiderio di capire l’interlocutore) un arricchimento reciproco. Purtroppo molti, di fronte a questo mio invito, preferiscono liquidarmi come presuntuoso e tirarsi indietro senza discutere, come se non valesse la pena di perdere tempo a interloquire con uno come me, molto sicuri, loro sì, del proprio giudizio.