Dedicato a chi si sente solo
Viviamo in una società fondamentalmente falsa per quanto riguarda i bisogni umani e la loro soddisfazione. Infatti, chi “confessa” di avere bisogni diversi da quelli altrui, o di non riuscire a soddisfare i propri bisogni (indipendentemente dalla loro “normalità”), viene considerato “strano” o “anormale” nel primo caso e “perdente” nel secondo, e punito, in entrambi i casi, con il disprezzo e/o l’isolamento, o, nel migliore dei casi, l’indifferenza. Chi vuole, infatti, essere amico di una persona strana o perdente?
Uno dei bisogni più falsificati e mistificati in questa società è il bisogno di compagnia, ovvero di appartenenza, integrazione, interazione, cooperazione, intimità sociale. Infatti, sebbene molti si sentano soli (alcuni perfino quando sono in mezzo agli altri), pochi hanno il coraggio di confessarlo perché ritengono (consciamente o inconsciamente) che sentirsi soli sia la prova dell’insuccesso più grave, della tragedia più spaventosa per un essere umano, quella di non appartenere ad una comunità solidale non solo economicamente, ma soprattutto intellettualmente ed affettivamente.
Essere soli (o sentirsi tali) significa non essere amati da nessuno e/o non amare nessuno, e, nella mentalità più comune, se uno è solo, la colpa è soltanto sua, come se la solitudine fosse voluta o causata da gravi errori commessi verso gli altri. Della propria solitudine ci si sente dunque in colpa, e questo è un motivo in più per nascondere tale condizione.
Questo fenomeno dimostra quanto la società in cui viviamo sia schizofrenica, oltre che falsa, nel senso del “doppio vincolo” (double bind) di Gregory Bateson.
Infatti, in una società sana, chi sente solo lo dichiarerebbe e cercherebbe apertamente un rimedio, ma, in questa, evita di dichiararlo per non venire isolato e peggiorare la situazione. Questa società, infatti, premia chi è già premiato e punisce chi è già punito, e ci costringe a far finta di essere sani e autosufficienti, rendendo ancor più difficile la soddisfazione dei bisogni frustrati. E, quel che è peggio, a forza di ingannare gli altri finiamo per ingannare anche noi stessi, così da recitare ancor meglio la parte e renderla più credibile.
Ce n’è abbastanza per diventare schizofrenici, nevrotici, depressi o soggetti ad ansia o panico. Infatti pare che tutti questi disagi mentali siano in forte aumento nei paesi più sviluppati economicamente.