(Mio intervento al caffè filosofico del 12/5/2022 sul tema “Guerra e Pace”)
Nella sua introduzione, Anna Caterina ci suggerisce due punti di vista per affrontare il tema di questa sera.
Il primo riguarda il modo in cui stiamo vivendo questa guerra, nella quale siamo coinvolti anche se ad una distanza che per ora è abbastanza grande da non imporci prese di posizione e scelte drammatiche.
Il secondo punto di vista riguarda il nostro atteggiamento generale verso i conflitti, ovvero come affrontiamo le contrarietà e i conflitti della vita, specialmente quelle sociali.
Riguardo al primo punto io provo sgomento per il persistere, in Russia, di una mentalità miserabile, in cui coesistono una dittatura sanguinaria, che non esita a uccidere i suoi oppositori, la negazione della libertà di espressione, un consenso di massa favorevole alla dittatura stessa nonostante le sue malefatte (o proprio grazie alle sue malefatte), una fierezza nazionale fondata su una narrazione storica delirante di tipo imperiale e imperialista, una religiosità popolare gravemente corrotta e collusa col potere politico. D’altra parte sono sgomento per le giustificazioni dell’operato di Putin da parte di politici e intellettuali italiani, e non solo italiani. Tutte queste cose insieme mi demoralizzano in quanto evidenziano lo stato miserabile dell’umanità (nonostante tremila anni di cosiddetta civiltà) e la lunga e difficile strada che dobbiamo ancora percorrere per uscire dallo stato bestiale e psicopatico in cui ancora ci troviamo. A tal proposito ricordo l’aforisma di Nietzsche che dice: “Nei singoli la follia è una rarità: ma nei gruppi, nei partiti, nei popoli, nelle epoche è la regola.”
Riguardo al secondo punto, il mio atteggiamento generale verso i conflitti è combattivo, ma incline alla negoziazione. Non sono il tipo che combatte solo per principio, né combatto quando ho poche probabilità di vincere. Inoltre cerco di capire le ragioni dell’avversario, anche per poter negoziare un compromesso realistico ed efficace.
Per me la conflittualità umana è inevitabile in quanto effetto della competizione, la quale è scritta nei nostri geni, come pure il bisogno di cooperazione. Non possiamo eliminare la competizione, possiamo solo gestirla con intelligenza e lungimiranza. Infatti la cooperazione tra individui implica da una parte la selezione delle persone con cui cooperare e quelle con cui non cooperare, e dall’altra la selezione dei modi, ovvero delle regole, con cui cooperare. A tale proposito noi competiamo per ottenere la cooperazione delle persone più interessanti e attraenti rifiutando le altre, e competiamo per imporre alle persone con cui intendiamo cooperare le regole della cooperazione stessa, secondo i nostri gusti e interessi, che possono essere diversi da quelli altrui.
La pace, dunque, per me non è altro che un compromesso intelligente e informato tra interessi e gusti divergenti, compromesso che richiede un elevato grado di intelligenza, di istruzione e di conoscenza della natura umana.