Introduzione alla “Semantica generale”

Introduzione alla “Semantica generale”

La Semantica generale di Alfred Korzybski è un valido utensile per portare alla luce le trappole del linguaggio, e svelare come il linguaggio ed in particolare il linguaggio politico, religioso, pubblicitario, mediatico abbiano il potere di preindirizzare e ingabbiare le questioni in modo univoco, attraverso distorsioni e forzature semantiche. In tal senso l’esperienza umana viene filtrata e mediata dalle caratteristiche contingenti delle costruzioni linguistiche e del senso comune.

La semantica generale permette di ritornare consapevoli della distinzione tra mappa e territorio e del come l’informazione venga distorta o cancellata dalle rappresentazioni che utilizziamo. Non basta una comprensione sporadica e intellettuale di questi meccanismi, bisogna che si acquisisca un riflesso di risposta immediata alla manipolazione.

Negli anni trenta, durante la grande depressione economica americana ed alla vigilia della 2a guerra mondiale, le condizioni scientifiche (matematica non-euclidiana, relatività di Einstein in fisica, etc.) erano tali che il sistema aristotelico mostrava chiaramente i suoi limiti. Osservando i mali di quest’epoca (tra 1920 e 1933), Korzybski ha potuto formulare gli obiettivi di un sistema non-aristotelico.

Il vocabolario della semantica generale ha una grande importanza nella padronanza del sistema. Non per far parte di un’ ‘elite’, ma perchè è sotteso nei principi di base. In effeti, come parlare degli effeti psico-somatici, per l’esempio, se continuiamo a separare nel nostro linguaggio ‘corpo’ e ‘spirito’ ? Come parlare della relatività se separiamo verbalmente ‘spazio’, ‘tempo’, ‘materia’?

La Semantica Generale si propone di andare oltre alla “scienza del significato”. La semantica studia il rapporto tra un “etichetta” e i meccanismi sociali e psicologici che l’hanno generata per darne una definizione. La teoria di Korzybski cerca piuttosto di definire il rapporto tra il sistema nervoso umano e le sue reazioni agli stimoli esterni, di qualsiasi natura questi siano, e vorrebbe creare un metodo per integrare le reazioni istintuali, il pensiero e il comportamento in un insieme omogeneo e coerente.
La più nota frase “La mappa non è il territorio“ sta a significare che l’etichetta che noi applichiamo ai fenomeni, troppo spesso, viene associata a ciò che significa, mentre in realtà essa lo definisce solamente.
Studiando il “concetto” di Platone, dove per tutti la parola CANE identifica un cane comune a tutti, bisogna tenere conto che l’idea di CANE varia da persona a persona in base alle sue esperienze personali: per me un cane potrebbe essere un cane da caccia, perchè sono stati sempre i miei preferiti, mentre per altre persone potrebbero essere dei cani lupi, e mentre per me l’idea di cane è associata ad una cosa “positiva” per una persona che è stata azzannata potrebbe essere associata ad un concetto “negativo”.
Limiti del sistema aristotelico
  • Tutto ciò che è, è. (Identità)
  • Niente può contemporeneamente essere e non essere. (contraddizione)
  • Tutto deve essere oppure non essere. (Terzo escluso)
È ovvia l’influenza della struttura linguistica legata all’uso del verbo ‘essere’ nella formulazione di queste premesse.
Da queste ‘leggi del pensiero’ seguono:
  • la confusione generalizzata delle parole con le cose che rappresentano (come in “Questo è una sedia”), che chiameremo identificazione, o ‘confusione dei livelli d’astrazione’.
  • il postulato dell’universalità della forma verbale soggetto-predicato (come “la mattita è rossa”). Questo postulato assicura la possibilità di ridurre tutte le formulazioni complesse in un insieme di frasi strutturate secondo questa forma unica, esprimendo le “proprietà” (predicati) di un oggetto (soggetto). Vedremo che questo postolato generalmente è falso perchè questa forma verbale non può rendere conto di relazioni assimetriche (prima, dopo, più, meno, etc.). Chiameremo questo proiezione e mostreremo che include un caso particolare di identificazione :
  • la possibilità di dividere verbalmente ciò che non possiamo dividere empiricamente (‘corpo’/’spirito’, ‘spazio’/’tempo’/’materia’, etc.). Parleremo di elementalismo.
Obiettivi di un sistema non-aristotelico
Le premesse della semantica generale possono così esprimersi:
  • Una carta non è il territorio che rappresenta (non-identità).
  • Una carta non copre tutto il territorio (non-totalità).
  • Una carta è auto-riflessiva (auto-riflessività del linguaggio)
La prima di queste premesse si esprime in modo negativo. Questa forma le attribuisce un grado di sicurezza che non potrà avere una forma affermativa, obbligando i suoi detrattori a fornire un contro esempio. Questo principio è raramente rimesso in causa dai ‘sostenitori’ del sistema aristotelico ma è raramente applicato.
La seconda premessa mette in causa la totalità delle formulazioni aristoteliche. Questa totalità si ritrova nelle formulazioni delle premesse di Aristotele e di solito è introdotta dalle frasi “o/o” non lasciando scelta ad altre possibilità. Il pericolo che si presenta è meno facilmente percepibile. Un’affermazione del tipo “una porta deve essere aperta o chiusa” non pone alcun problema fondamentale, ma “siete con noi o contro di noi” rileva come il problema non sia così semplice.
La terza stabilisce la multiordinalità, la possibilità dei nostri linguaggi di utilizzare le parole per parlare delle parole stesse. Questa capacità si ritrova nelle nostre parole più importanti : “si”, “no”, “vero”, “falso”, “fatto”, “realtà”, “causa”, “effetto”, “accordo”, “disaccordo”, “proposizione”, “numero”, “relazione”, “ordine”, “struttura”, “astrazione”, “caratteristica”, “amore”, “odio”, “dubbio”, ecc.
Se tali parole possono essere utilizzate in un enunciato, esse possono ugualmente essere utilizzate in un enunciato a proposito dell’enunciato precedente, e così di seguito. Ad ogni tappa del processo il senso di questa parola può cambiare : “amare fare soffrire” (o “amare soffrire”) non è ciò che intendiamo normalmente con “amare”. Vediamo quindi che il livello su cui ci poniamo ha un’influenza enorme sulla valutazione che facciamo di una frase.
Secondariamente, questa comprensione ci permette di eliminare numerosi paradossi basati sulla confusione dei livelli.

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