Sulla (non) condivisione del mondo

Sulla (non) condivisione del mondo

Da un punto di vista fisico, il mondo in cui viviamo è lo stesso per tutti, per cui possiamo dire che esso sia fisicamente condiviso. Purtroppo, però, esso non è necessariamente condiviso da un punto di vista psicologico, cioè per quanto riguarda il modo in cui il mondo viene percepito, conosciuto, compreso e apprezzato dai vari individui.

Infatti, quando parliamo di “visione del mondo” dobbiamo riconoscere che ognuno ha la sua, la quale è più o meno diversa da quelle altrui.

Tra i vari “aspetti” di una visione del mondo vi è l’idea di come debba essere una comunità ottimale, vale a dire quali dovrebbero essere i suoi principi, le sue forme, i suoi valori, e le sue gerarchie.

La coesistenza di una condivisione fisica del mondo con una non condivisione psicologica dello stesso è un fatto problematico, nel senso che genera non poche sofferenze ad ogni individuo, e innumerevoli conflitti di cui sono piene la storia dell’umanità o ogni storia personale.

A tal proposito dobbiamo prima di tutto osservare che per la maggioranza degli esseri umani il mondo “è” come ciascuno lo vede, e non come lo vedono gli altri, se lo vedono diversamente. In altre parole, per quasi tutti, ogni visione del mondo alternativa alla propria è falsa, irreale, incompleta o inutilmente più complicata.

Il motivo di tale opinione è che se un individuo A ritenesse che la visione del mondo da parte di B fosse più vera della propria, A si sentirebbe indegno di appartenere ad una comunità di persone sane di mente. Sarebbe per A una situazione catastrofica, talmente dolorosa che non potrebbe avere che due esiti: il primo, che è di gran lunga il più comune, sarebbe quello di rimuovere tale ipotesi a priori, cioè di non prenderla in considerazione. La seconda sarebbe quella di adottare la visione del mondo di B, cioè di fare di B il proprio maestro di vita.

Nella maggioranza dei casi, dunque, ogni individuo tende a non prendere in considerazione, e quindi a non rispettare, ogni visione del mondo alternativa alla propria, e di conseguenza a non rispettare come sapienti coloro che ne sono portatori.

Questa è mio avviso una delle principali tragedie dell’umanità.

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