Seguendo liberamente il pensiero di Gregory Bateson e quello di George Herbert Mead, suppongo che in ogni mente umana si formino, a seguito delle proprie esperienze, una quantità di “contesti sociali”, ovvero configurazioni immaginarie di relazioni sociali in cui il soggetto e gli altri occupano particolari posizioni strutturali, funzionali e gerarchiche, rivestono certi ruoli e interagiscono in certi modi per soddisfare i propri bisogni e desideri.
Quando due persone interagiscono, ogni transazione (elementare o composta) viene interpretata (ovvero significata, intesa) facendo riferimento ad un certo contesto sociale, il quale può cambiare più o meno rapidamente nel corso dell’interazione (per esempio, nell’umorismo il cambio di contesto è istantaneo o il contesto è continuamente ambiguo).
Nei soggetti schizofrenici c’è una rigidità o impossibilità di cambiamento di contesto, ovvero di interpretare le transazioni sociali secondo una gamma variabile di contesti.
Le motivazioni di una persona (bisogni e desideri, consci e inconsci) sono da riferire ai particolari contesti sociali che essa desidera realizzare o impedire.
Le persone si distinguono per la quantità e la qualità di contesti sociali che si sono formati nelle loro menti, nei sentimenti ad essi associati (piacere, dolore, attrazione, repulsione, desiderio, paura, speranza, angoscia, frustrazione, rabbia ecc.), e nella capacità di concepirne di nuovi, di intuire i contesti sociali altrui e di individuare correttamente quello applicabile a ciascuna transazione.
Vedi anche Teoria delle configurazioni sistemiche (configurazionismo).