Apprendimento e inconscio
Quando impariamo consciamente qualcosa, non sappiamo che uso ne farà l’inconscio.
Quando impariamo consciamente qualcosa, non sappiamo che uso ne farà l’inconscio.
La coscienza può vedere una sola cosa alla volta. L’inconscio molte cose simultaneamente.
La coscienza può porsi una sola domanda alla volta, l’inconscio molte domande simultaneamente.
Ogni forma di vita, compreso l’inconscio, funziona secondo algoritmi. La psicologia dovrebbe servire a scoprire gli algoritmi dell’inconscio.
L’inconscio è un agente mentale autonomo che, mediante la generazione di emozioni e sentimenti secondo certe logiche predefinite, induce l’io cosciente a fare certe cose e a non farne certe altre.
La felicità dipende molto dall’accordo e dalla cooperazione tra coscienza e inconscio.
L’inconscio è come un neonato: non sa di cosa ha bisogno, ma sa se ciò che gli accade è piacevole o doloroso.
L’inconscio non sa di cosa ha bisogno, ma punisce la coscienza quando non ottiene ciò di cui ha bisogno, e la premia quando l’ottiene.
L’animo non è unitario, ma è fatto a strati, che a volte non si conoscono, si ignorano e confliggono.
Tra coscienza e inconscio c’è un conflitto permanente per il controllo della persona. In questo conflitto l’inconscio ha normalmente la meglio grazie alla sua arma costituita dalla capacità di generare emozioni e sentimenti a proprio …
Cosa vuole il mio inconscio da me e dagli altri? Questa domanda dovrebbe costituire la preghiera quotidiana di ogni umano.
Coscienza e inconscio dovrebbero dialogare. Il dialogo fondamentale dovrebbe essere quello rappresentato nella figura seguente.
La coscienza dovrebbe fungere da tutore e terapeuta dell’inconscio, mentre è spesso il suo burattino.
L’inconscio chiede, la coscienza decide, cioè esegue le richieste nella misura in cui le approva.