La nostra mente è continuamente occupata a prendere decisioni “binarie”, cioè a favore o contro qualcosa, qualche idea, qualche opzione di pensiero o di comportamento.
Le decisioni sono prese in modo perlopiù inconsapevole, e i criteri decisionali sono perlopiù emotivi, nel senso che scegliamo tra “pro” e “contro” in funzione del piacere e del dolore che ci aspettiamo da ciascuna delle due opzioni.
È come se mettessimo sui piatti d’una bilancia, da una parte il bene e il male (in termini di piacere e di dolore) che ci aspettiamo dal “pro” e dall’altra il bene e il male che ci aspettiamo dal “contro”, dopo aver assegnato un peso positivo al bene e un peso negativo al male.
Alla fine è la bilancia che sceglie per noi, nel senso che optiamo per l’opzione che presumiamo (consciamente o inconsciamente) essere la più benefica o la meno malefica. Tuttavia per alcuni pesano solo il bene e il male a breve termine, mentre per altri prevalgono il bene e il male a medio o lungo termine, o perfino quelli ultraterreni.